Alberto Stefani non siederà più tra i banchi della Camera dei deputati. Il nuovo Presidente del Veneto, eletto nelle scorse settimane, ha formalizzato le proprie dimissioni da deputato con una lettera datata 6 dicembre. L’annuncio ufficiale è arrivato nell’Aula di Montecitorio, dove Stefani ha pronunciato un intervento breve ma carico di significato politico e simbolico.
Il passaggio di consegne segna un momento cruciale per il nuovo governatore, che ora si prepara a guidare Palazzo Balbi con un mandato pieno e con l’intenzione — come lui stesso ha dichiarato — di rappresentare un Veneto «che non si chiude, ma che guarda avanti».
Il discorso in Aula: «Evviva il Veneto, viva San Marco»
Nel suo intervento, Stefani ha scelto toni misurati ma emozionati. Ha ringraziato i colleghi parlamentari e ha ribadito che il suo impegno per la regione rimane totale, anche se da un ruolo diverso: «Seppur non da deputato, sarò in questo palazzo per fare gli interessi del Veneto. Non un Veneto che si chiude in se stesso, ma un Veneto che vuole guardare avanti. Evviva il Veneto, viva San Marco».
Il passaggio finale, scandito con enfasi, è stato accolto da un applauso bipartisan. Subito dopo, il video dell’intervento — diffuso da Agenzia Vista — ha iniziato a circolare sui social, diventando rapidamente virale tra sostenitori e avversari politici.
Le dimissioni: un atto previsto ma simbolicamente forte
Le dimissioni di Stefani rappresentano un atto formale inevitabile dopo la sua elezione a Presidente del Veneto: la normativa italiana vieta cumuli istituzionali incompatibili. Ma il gesto ha anche un valore simbolico, segnando la fine di una stagione nazionale e l’inizio di una fase più territoriale, con responsabilità diretta sulla gestione di una delle regioni più strategiche d’Italia.



















