Il nome di Baba Vanga torna ciclicamente al centro dell’attenzione, alimentando curiosità, timori e interpretazioni contrastanti. La veggente bulgara, cieca dall’età di dodici anni e scomparsa nel 1996, è diventata nel tempo una figura quasi mitologica, alla quale vengono attribuite presunte profezie su guerre, catastrofi naturali e grandi trasformazioni della storia umana.
Con l’avvicinarsi del 2026, alcune sue visioni stanno tornando virali sui social network e nei media internazionali, accompagnate da un messaggio ricorrente e inquietante: «Nulla sarà più come prima». Una frase breve, suggestiva, che da sola basta ad accendere l’immaginazione collettiva.
Chi era Baba Vanga e perché le sue profezie tornano sempre
Nata nel 1911 in Bulgaria, Vangelija Pandeva Dimitrova – questo il suo vero nome – perse la vista dopo un violento incidente durante l’infanzia. Da quel momento, secondo i racconti, avrebbe iniziato a manifestare capacità visionarie. Nel corso dei decenni, migliaia di persone si sarebbero rivolte a lei, inclusi politici, militari e cittadini comuni.
Va precisato che Baba Vanga non ha mai lasciato testi scritti: tutte le sue profezie sono state tramandate oralmente, raccolte da parenti, collaboratori e ricercatori dopo la sua morte. Proprio questa assenza di fonti dirette rende il suo mito affascinante ma anche estremamente controverso.
Il 2026 come anno di svolta globale
Secondo le ricostruzioni più diffuse, Baba Vanga avrebbe indicato il periodo attorno al 2026 come una fase di profonda instabilità mondiale. Le sue parole, riportate in modo frammentario, parlerebbero di un cambiamento improvviso degli equilibri globali, con crisi difficili da contenere e sistemi di potere messi in discussione.
Non una singola catastrofe, dunque, ma una transizione drammatica: un passaggio storico che segnerebbe la fine di un ordine conosciuto e l’inizio di qualcosa di radicalmente diverso.
«Terre che si svuotano e popoli in fuga»
Tra le frasi più citate vi è quella che parla di «terre che si svuotano e popoli in fuga». Un’immagine potente, che molti interpreti collegano alle attuali crisi geopolitiche, ai conflitti armati prolungati e alle migrazioni di massa.
Secondo questa lettura, il 2026 non rappresenterebbe l’inizio di una nuova pace globale, ma piuttosto l’acutizzarsi di tensioni già presenti: guerre regionali, instabilità politica, crisi economiche e un’Europa sempre più fragile sul piano sociale e strategico.
La natura fuori controllo e il clima estremo
Un altro filone delle presunte profezie riguarda la natura. Alcune testimonianze attribuiscono a Baba Vanga visioni di eventi improvvisi, territori resi inabitabili e fenomeni atmosferici sempre più violenti.



















