Raid USA contro l’Iran: cambia lo scenario per i militari italiani
I bombardamenti ordinati da Donald Trump contro i siti nucleari iraniani hanno innescato un’immediata reazione nel quadro geopolitico del Medio Oriente. Per i quasi 2.000 militari italiani dislocati tra Iraq, Kuwait e Libano, la situazione è diventata improvvisamente ad altissimo rischio.
Carabinieri richiamati, allerta a Erbil e Baghdad
Nelle ultime ore, cinquanta Carabinieri sono stati ritirati dalla base di Baghdad e rientrati in Italia. Il contingente guidava l’addestramento delle forze irachene, ora sospeso. A Erbil, i militari italiani condividono gli spazi con le truppe americane, rendendo la base un potenziale bersaglio per la rappresaglia iraniana.
Il piano della Difesa: evitare i danni collaterali
Il ministro Guido Crosetto ha confermato che «le prossime 48-72 ore saranno particolarmente delicate». Per precauzione, alcune unità italiane sono state ricollocate lontano dalle strutture statunitensi per evitare di essere coinvolte in eventuali attacchi. Il timore è che milizie sciite pro-Teheran possano colpire basi alleate con attacchi asimmetrici.
Massima sorveglianza anche in Kuwait e nel Mar Rosso
Nel Kuwait, dove italiani e americani condividono spazi comuni come le mense, è stato elevato il livello di sicurezza. Sul fronte marittimo, cresce il rischio nel Mar Rosso dove i ribelli Houthi minacciano di colpire mercantili occidentali.
Situazione sotto controllo, ma tensione altissima
Nonostante le misure di sicurezza rafforzate, nelle basi italiane regna per ora una calma apparente. Tuttavia, l’intelligence è in stato di allerta e le esfiltrazioni d’emergenza sono state pianificate in ogni dettaglio.
Domani è attesa una visita del generale Luciano Portolano in Libano, per il passaggio di consegne al comando della missione UNIFIL. Proprio lì, Hezbollah ha lanciato un nuovo appello alle armi, segnale inquietante che conferma l’instabilità dell’intera area.