Si infiamma lo scontro politico attorno all’Autorità Garante per la Privacy, finita al centro di una tempesta dopo le rivelazioni di Report e la sanzione da 150mila euro inflitta alla trasmissione Rai per la diffusione dell’audio tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie Federica Corsini. Nel mirino, la visita del membro dell’Authority Agostino Ghiglia – ex esponente di Alleanza Nazionale – a via della Scrofa, storica sede di Fratelli d’Italia, avvenuta il giorno precedente alla multa.
Schlein: “Sistema opaco, serve una rottura netta”

La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein parla di un quadro «serio e preoccupante», sostenendo che l’unica via percorribile sia «l’uscita di scena dell’intero consiglio». Secondo Schlein, l’indipendenza dell’Authority sarebbe compromessa da «conflitti d’interesse, ingerenze politiche e modalità di gestione poco trasparenti».
La leader dem insiste: «Solo un azzeramento può restituire fiducia ai cittadini e riportare l’Autorità al suo ruolo originario: tutelare i diritti e garantire imparzialità».
M5S ancora più duro: “Un organo condizionato dalla politica”

Il Movimento 5 Stelle rincara la dose, chiedendo un reset immediato dell’Authority e la presenza urgente del governo in Parlamento. In una nota, i pentastellati parlano senza mezzi termini di «un organismo che invece di difendere i cittadini si è trasformato in un intreccio di favoritismi, spese anomale e rapporti imbarazzanti». Puntano il dito su presunti legami tra Ghiglia e ambienti vicini alla premier.
Meloni replica: “Scelti da Pd e M5S, non da noi”
Giorgia Meloni
frena ogni ipotesi di intervento dell’esecutivo e rigetta le accuse: «L’Autorità non dipende dal governo. È stata votata dal Parlamento ai tempi della maggioranza Pd-M5S». La premier definisce «irragionevole» l’idea che l’attuale governo possa influenzarne le decisioni.
Poi affonda: «Se ora non si fidano dei nomi che hanno indicato loro stessi, forse avrebbero dovuto scegliere meglio».
Avs: “Authority piegata alla politica, si dimettano tutti”
L’Alleanza Verdi e Sinistra parla apertamente di un’Autorità che «ha perso la propria autonomia» e accusa la maggioranza di voler «mettere il bavaglio a Report». «L’unica strada – sostengono – è la ripartenza completa del Collegio».
Ranucci (Report): “Le dimissioni? Non una vittoria, ma una sconfitta per il Paese”
Il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, invita alla prudenza: secondo lui, eventuali dimissioni non rappresenterebbero un successo della stampa, ma «la prova lampante di un sistema che non funziona». Il giornalista ricorda che nel Collegio siedono figure vicine non solo alla precedente maggioranza, ma anche a Lega e FdI.
Ranucci chiede che il Parlamento «vigili sul finanziamento delle Authority» e difende il ruolo del servizio pubblico nel garantire una corretta informazione.


















