È una sentenza definitiva che chiude uno dei casi giudiziari e politici più discussi degli ultimi anni. La Corte di Cassazione ha assolto in via definitiva Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nel procedimento legato alla vicenda della nave Open Arms.
I giudici della quinta sezione hanno infatti rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo contro l’assoluzione di primo grado, mettendo così fine al procedimento iniziato per i fatti dell’agosto 2019.
La decisione della Cassazione
La Suprema Corte ha confermato quanto stabilito dal tribunale di Palermo nel 2024, quando Salvini era stato assolto “perché il fatto non sussiste”. Il ricorso della Procura è stato giudicato inammissibile, in linea con la richiesta avanzata in mattinata dalla Procura generale presso la Cassazione.
Le parti civili avevano chiesto l’annullamento della sentenza di assoluzione, sostenendo che vi fosse prova del dolo e della violazione delle norme internazionali per il mancato sbarco dei 147 naufraghi soccorsi dalla nave della ong spagnola Open Arms. La Corte, però, ha respinto questa impostazione.
Le accuse e il processo
Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, era accusato di aver impedito per diversi giorni lo sbarco dei migranti a bordo della Open Arms, configurando secondo l’accusa i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
La sentenza di primo grado aveva già escluso la sussistenza del reato, evidenziando che l’assegnazione del Place of Safety non fosse dovuta e che vi fossero alternative operative per la nave. La Cassazione ha ora confermato integralmente questa lettura.
La difesa: “Ricorso generico e infondato”
Durante l’udienza, l’avvocata Giulia Bongiorno, legale di Salvini, aveva definito il ricorso della Procura “generico” e basato su una ricostruzione dei fatti giudicata distorta.



















