Inno di Mameli, stop al “sì” finale: cosa cambia nelle cerimonie ufficiali

L’Inno di Mameli resta lo stesso, ma cambia un dettaglio che per decenni ha accompagnato cerimonie ufficiali, eventi istituzionali e momenti solenni. Nelle esecuzioni ufficiali non sarà più pronunciato il tradizionale “sì” conclusivo al termine del verso finale.

La novità deriva da un decreto del Presidente della Repubblica del 14 marzo 2025, adottato su proposta del Governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel mese di maggio. Il provvedimento chiarisce le modalità corrette di esecuzione de Il Canto degli Italiani, riconoscendo come riferimento il testo e lo spartito ritenuti più fedeli all’impostazione originaria.

La direttiva nelle cerimonie militari

L’indicazione è stata successivamente recepita in ambito militare con una comunicazione dello Stato Maggiore della Difesa del 2 dicembre 2025. Nel documento si specifica che, durante eventi e cerimonie di rilevanza istituzionale, l’Inno nazionale eseguito nella versione cantata non dovrà includere l’esclamazione finale.

L’ordine è stato esteso a tutti i reparti, comprese le forze a ordinamento militare, con l’invito a garantire una rigorosa uniformità nell’esecuzione. L’obiettivo dichiarato è quello di rispettare una modalità considerata ufficiale e coerente con il quadro normativo vigente.

Il riferimento storico e musicale

Alla base della decisione c’è un richiamo preciso alla versione ritenuta filologicamente corretta dell’inno. Come riferimento istituzionale è stata indicata un’esecuzione storica del 1971, nella quale, dopo il verso “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”, la musica si conclude senza alcuna esclamazione.

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