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Acerra: bambina di tre anni sbranata dal pitbull di famiglia, il racconto del primo medico soccorritore

Acerra: bambina di tre anni sbranata dal pitbull di famiglia, il racconto del primo medico soccorritore

Un drammatico episodio ha sconvolto la cittadina di Acerra nella notte di sabato 15 febbraio.

Giulia Loffredo, una bambina di soli tre anni, è stata brutalmente attaccata dal pitbull di famiglia all’interno della sua abitazione, situata nel rione Ice Snei. Quando la piccola è arrivata al pronto soccorso della clinica Villa dei Fiori, distante solo tre minuti a piedi dall’appartamento, era già priva di vita da almeno mezz’ora. Il suo volto presentava segni evidenti di morsi e ferite letali.

A raccontare i primi momenti successivi alla tragedia è il dottor Emanuele Ceo, il medico che ha prestato il primo soccorso alla bambina non appena il padre, Vincenzo Loffredo, l’ha portata disperatamente in ospedale. L’uomo, visibilmente sotto shock, non riusciva a capacitarsi di quanto fosse accaduto. Secondo la ricostruzione del medico, il pitbull ha afferrato la testa della bambina mentre dormiva nel letto con il padre, scuotendola violentemente fino a spezzarle il collo.

Il medico conferma la dinamica della tragedia

Le dichiarazioni del dottor Ceo confermano le ipotesi avanzate dagli inquirenti: il padre di Giulia, Vincenzo Loffredo, sarebbe caduto in un sonno profondo mentre il pitbull trascinava via la bambina dal letto. Successivamente, l’autopsia ha rivelato che l’uomo era positivo all’abuso di hashish, elemento che potrebbe aver compromesso la sua capacità di reazione durante l’attacco dell’animale.

“Sul referto medico ho riportato chiaramente la causa del decesso: la bambina è arrivata al pronto soccorso in arresto cardiaco. Il medico legale ha poi confermato la nostra ipotesi iniziale, ovvero che la piccola avesse il collo rotto. Era evidente che si trattava di un attacco di un cane, i segni dei morsi erano inequivocabili”, ha dichiarato il dottor Ceo.

Alla domanda se fosse stato in grado di riconoscere i segni di morsi di un cane, il medico ha risposto con fermezza: “Credo che ogni medico sappia distinguere un morso di un cane da un’altra ferita. L’autopsia ha ulteriormente confermato che le lesioni riportate dalla bambina erano compatibili con un attacco canino. In ogni caso, saranno le indagini della polizia a definire con precisione la dinamica dell’incidente”.

Il tragico momento dell’arrivo in ospedale

Uno dei momenti più strazianti del racconto del medico riguarda l’arrivo del padre in ospedale, con il corpo senza vita della figlia tra le braccia. “Era un’immagine devastante. La bambina aveva il volto completamente devastato dai morsi. Non so come sia riuscito a mantenere il sangue freddo in una situazione simile”, ha confessato il medico.

Nonostante le condizioni disperate, il personale sanitario ha comunque tentato manovre di rianimazione nella speranza di un miracolo. “Sapevamo che il suo collo era già rotto, ma come medici abbiamo comunque il dovere di tentare tutto il possibile. Purtroppo, la bambina era già in arresto cardiaco da almeno 20-30 minuti al momento del suo arrivo in ospedale”.

Nel referto medico si legge che il corpo della bambina presentava “marezzature”, un termine clinico che indica segni tipici di un arresto cardiaco prolungato. “Quando una persona è in arresto cardiaco da molto tempo, la pelle inizia a mostrare strisce rossastre dovute alla mancanza di circolazione sanguigna. Questo significa che la piccola Giulia era già priva di vita da un periodo di tempo significativo prima di arrivare da noi”, ha spiegato il medico.

L’importanza della responsabilità nella gestione degli animali

La vicenda ha sollevato un acceso dibattito sulla pericolosità dei pitbull e sulla responsabilità dei proprietari nel gestire cani potenzialmente aggressivi. Il dottor Ceo, pur confermando la brutalità dell’aggressione, ha voluto sottolineare un aspetto cruciale: “Non me la prenderei con gli animali, ma con chi dovrebbe saperli educare. I cani non sono cattivi per natura, ma possono diventarlo se non vengono gestiti correttamente”.

Questa tragedia ha acceso i riflettori su un tema spesso sottovalutato: la necessità di un’educazione adeguata per chi decide di adottare cani di razze potenti e potenzialmente pericolose. Addestramento, socializzazione e un controllo responsabile sono fondamentali per prevenire incidenti simili.

Le indagini e il futuro del caso

Le forze dell’ordine stanno continuando le indagini per chiarire ogni aspetto della tragedia. Un elemento chiave che sta emergendo riguarda la gestione dell’animale: il pitbull era già noto per comportamenti aggressivi o l’attacco è stato un evento imprevedibile? Inoltre, si sta cercando di capire se ci siano state negligenze da parte dei familiari nella gestione del cane all’interno dell’abitazione.

Un altro aspetto sotto la lente degli inquirenti è il comportamento della famiglia nelle ore successive alla tragedia. Secondo alcune indiscrezioni, l’appartamento sarebbe stato ripulito prima dell’arrivo delle autorità, un dettaglio che potrebbe complicare le indagini e sollevare interrogativi su possibili tentativi di insabbiamento.

Quello che è certo è che la morte della piccola Giulia ha lasciato un segno indelebile nella comunità di Acerra. La vicenda ha scosso profondamente l’opinione pubblica, portando molti a riflettere su quanto sia importante la consapevolezza nella gestione di animali domestici, soprattutto quando in casa ci sono bambini piccoli.

Mentre le indagini proseguono, resta il dolore di una famiglia distrutta e di una comunità che si interroga su come sia potuto accadere un evento così tragico. La speranza è che questa tragedia possa servire da monito per evitare che simili incidenti possano ripetersi in futuro.

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