Un’evoluzione giudiziaria attesa da tempo e che promette di portare maggiore chiarezza su uno dei casi di cronaca nera più discussi degli ultimi decenni in Italia. Questa fase rappresenta un punto di svolta: la scienza forense entra ufficialmente nel cuore del processo, con nuove analisi tecniche che saranno condotte in maniera condivisa e trasparente tra tutte le parti coinvolte.
Il ruolo chiave della scienza forense nel nuovo corso delle indagini
Il nuovo impulso all’indagine è stato promosso dalla Procura di Pavia, che ha chiesto un approfondimento su cinque aspetti cruciali rimasti finora irrisolti. A occuparsene sarà un collegio di esperti nominato dalla giudice Daniela Garlaschelli. Gli specialisti avranno a disposizione novanta giorni – con possibilità di proroga – per analizzare i reperti e fornire risposte basate sulle più recenti tecnologie di indagine genetica. I risultati verranno presentati pubblicamente in aula in una data già fissata: il 24 ottobre 2025.
Tra i punti chiave di questa nuova fase dell’inchiesta, il primo in assoluto ha il potenziale per cambiare il corso della vicenda: si tratta delle tracce genetiche trovate sotto le unghie di Chiara Poggi. Questo dettaglio, apparentemente marginale, è in realtà al centro del dibattito da anni. Il DNA, prelevato durante il secondo processo d’appello dal perito Francesco De Stefano, potrebbe oggi essere analizzato con strumenti più sofisticati rispetto a quelli disponibili all’epoca.
Il DNA sotto le unghie: un dettaglio che può fare la differenza
Le nuove indagini si concentrano su quel materiale biologico, a lungo ritenuto troppo degradato per fornire risultati affidabili. Tuttavia, il genetista Carlo Previderè, consulente della Procura di Pavia, sostiene da tempo che quel profilo genetico sia compatibile con quello di Andrea Sempio, amico intimo di Chiara Poggi all’epoca dei fatti. Sempio è stato in passato attenzionato dagli investigatori, ma non è mai stato formalmente accusato.
Il perito De Stefano, però, aveva classificato il DNA come non sufficiente per una valutazione conclusiva. Oggi, grazie ai progressi della genetica forense, i nuovi esperti dovranno stabilire se le moderne tecnologie possono offrire una maggiore chiarezza e, magari, indicare una direzione definitiva nella ricerca del colpevole.
Andrea Sempio, la famiglia Poggi e Alberto Stasi: tutte le parti coinvolte
Un aspetto fondamentale di questa nuova fase processuale è la partecipazione diretta di tutte le parti coinvolte, nel pieno rispetto del principio del contraddittorio. Oltre alla Procura, saranno presenti i consulenti della difesa di Andrea Sempio, quelli della famiglia Poggi e quelli di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara e unico condannato in via definitiva per il delitto.
Stasi sta scontando una pena di 16 anni di reclusione, ma la sua condanna è sempre stata al centro di polemiche e interrogativi. La possibilità che nuovi elementi scientifici possano mettere in discussione l’esito giudiziario finale rappresenta un evento potenzialmente dirompente.
Le intercettazioni del 2007 tornano alla ribalta
Accanto agli esami genetici, tornano sotto i riflettori anche alcune intercettazioni risalenti al 2007. In particolare, ha suscitato clamore una telefonata tra Stefania Cappa, una delle sorelle gemelle amiche di Chiara, e suo padre. Il dialogo, recentemente trasmesso dalla trasmissione televisiva Quarta Repubblica, mostra una reazione istintiva e rabbiosa della ragazza alla notizia della scarcerazione di qualcuno, presumibilmente riferita ad Alberto Stasi.
Durante la conversazione, Stefania appare scioccata: “Ma vaff***…”, esclama, mentre il padre prova a calmarla spiegando che “è stato scarcerato”. Lei insiste: “Ma scarcerato, ai domiciliari o proprio…”, e il padre risponde: “No, proprio scarcerato…”. La telefonata si conclude con un’esclamazione esasperata della giovane: “Ma porca miseria…”. Anche se già nota agli inquirenti, la conversazione è tornata oggi al centro dell’attenzione pubblica, rilanciando vecchi dubbi e sospetti.
Le gemelle Cappa e il contesto relazionale di Chiara
È importante ricordare che né Stefania Cappa né sua sorella gemella sono mai state iscritte nel registro degli indagati. Tuttavia, la loro vicinanza a Chiara Poggi e ad altri protagonisti della vicenda le rende figure rilevanti nella ricostruzione del contesto relazionale e sociale in cui si è verificato l’omicidio.
Nonostante il peso mediatico di intercettazioni e congetture, oggi il focus dell’indagine si sposta definitivamente sulla prova scientifica. È il DNA, infatti, l’unico elemento in grado di superare le ipotesi e fornire una verità oggettiva. Le nuove tecniche di analisi forense rappresentano quindi la speranza di una svolta definitiva.
Verso una possibile revisione del processo?
Le aspettative su questi nuovi accertamenti sono altissime. Se i periti riusciranno a dimostrare che il DNA sotto le unghie di Chiara Poggi appartiene con certezza ad Andrea Sempio o a un altro soggetto mai indagato, si aprirebbe uno scenario clamoroso. Potrebbe infatti essere richiesto un processo di revisione nei confronti di Alberto Stasi, con tutte le conseguenze legali e umane che questo comporterebbe.