Doveva essere una grande manifestazione di unità per la pace, ma si è trasformata in un momento di forte contestazione interna. Il corteo nazionale pro-Palestina partito da piazza Vittorio ha visto la partecipazione dei leader di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, ma anche le proteste degli stessi attivisti filo-palestinesi, che hanno accusato i partiti di sinistra di essersi mossi troppo tardi.
Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni sotto accusa: “Arrivate tardi”
Presenti alla testa del corteo Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (M5s), Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (Avs), i quali avevano promosso la manifestazione per esprimere solidarietà alla popolazione di Gaza. Ma già al passaggio iniziale, sono stati contestati duramente da gruppi militanti e associazioni pro-Pal.
Tra le sigle più attive nel contestare i leader della sinistra italiana: Fronte Comunista (FC), Fronte della Gioventù Comunista (FGC), Collettivo Militant, Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP) e Giovani Palestinesi d’Italia. Questi gruppi hanno accusato Pd, M5s e Avs di un “intervento tardivo e opportunistico”, sottolineando che “non basta una piazza per lavarsi la coscienza”.
Le accuse dal megafono: “Complici del genocidio”
“Dopo mesi di silenzio, il vostro non è un atto politico. È una mossa per salvarvi la faccia. Serve una posizione netta contro Israele, contro le armi e contro le guerre imperialiste”
– ha tuonato un militante dell’UDAP al megafono durante il passaggio dei leader.
Tra bandiere palestinesi, fumogeni e cori di “Palestina libera”, è spuntato anche un enorme striscione rosso con la scritta: “Basta complicità con il genocidio, Italia fuori dalle guerre imperialiste”. Una presa di posizione durissima che ha messo in evidenza le fratture tra i promotori politici della manifestazione e la base più radicale del movimento filo-palestinese italiano.
Le parole di Schlein: “Un’altra Italia”
Nonostante il clima acceso, Elly Schlein ha dichiarato: “Quella di oggi è un’enorme risposta di partecipazione per dire basta al massacro dei palestinesi e ai crimini del governo Netanyahu. È un’altra Italia che non tace, come invece fa il governo Meloni”.
Schlein ha poi ribadito l’obiettivo di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina, affermando che “questa è l’Italia che vogliamo”. A chiudere la prima parte del corteo, le note di “Bella Ciao” intonate dai partecipanti prima di dirigersi verso piazza San Giovanni.
Un segnale politico ambivalente
La manifestazione ha mostrato due anime della sinistra italiana: da un lato l’istituzionalità dei partiti, dall’altro la base militante che li considera insufficientemente schierati contro il conflitto israelo-palestinese. Un segnale che, in vista delle elezioni e dell’equilibrio nei movimenti progressisti italiani, potrebbe lasciare il segno.