sabato, Giugno 7

Cosa ha messo nella bara”. Liliana Resinovich, l’inquietante scoperta sul gesto del marito

Dopo oltre due anni, l’interesse pubblico non accenna a diminuire, anzi: grazie a un’approfondita inchiesta condotta dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, nuove testimonianze e dettagli stanno riaccendendo l’attenzione mediatica su un caso che sembrava destinato a finire archiviato come suicidio.

Il ruolo fondamentale della testimonianza di Silvia Radi

Durante una delle ultime puntate del celebre programma investigativo di Rai Tre, è stata mandata in onda un’intervista esclusiva a Silvia Radin, cugina della vittima. La donna ha condiviso una serie di informazioni fino ad oggi rimaste nell’ombra, sollevando numerosi dubbi su come siano state gestite le fasi immediatamente successive al ritrovamento del corpo. Secondo Radin, diversi elementi fanno pensare che ci siano state manovre poco chiare nel tentativo di chiudere velocemente il caso.

Il tentativo di cremazione evitato in extremis

Uno degli aspetti più inquietanti riguarda la volontà iniziale del marito di Liliana, Sebastiano Visintin, di far cremare subito il corpo. L’uomo avrebbe giustificato questa scelta sostenendo che si trattava di un desiderio espresso in vita dalla moglie. Tuttavia, il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, è riuscito a intervenire in tempo per bloccare la cremazione, permettendo così di effettuare una seconda autopsia, fondamentale per mantenere aperta l’indagine. Senza questo intervento, le possibilità di accertare la verità sarebbero state praticamente azzerate.

Scelte discutibili: la bara non zincata e la coperta “militare”

Altro elemento che desta perplessità riguarda la bara scelta da Sebastiano Visintin. In un caso con circostanze di morte poco chiare, ci si aspetterebbe l’utilizzo di una bara zincata, adatta a conservare il corpo più a lungo e facilitare eventuali esami futuri. Invece, venne selezionato un cofano non zincato, che secondo il settimanale Giallo avrebbe accelerato la decomposizione, ostacolando ulteriormente l’accertamento delle cause del decesso.

Non meno inquietante è il dettaglio relativo a una coperta marrone di tipo militare, trovata nella bara accanto al corpo. Silvia Radin ha raccontato che quella coperta le ricordava quelle usate nei campi profughi: “L’ha fatta mettere accanto alla testa di Liliana, ma non l’ha nemmeno coperta. Lily era chiusa in un sacco, e la coperta era solo lì, arrotolata. Un’immagine assurda e angosciante”, ha dichiarato con dolore.

Il mistero della sepoltura e la bara diversa da quella scelta

Durante l’intervista, Silvia Radin ha anche parlato della sorpresa e dello sconcerto provati nel vedere le immagini della riesumazione del corpo. Secondo quanto riferito, la bara utilizzata sarebbe stata differente da quella originariamente scelta. Radin ha affermato che in agenzia funebre era stata concordata una bara lucida, ma al momento della riesumazione si è scoperto che si trattava in realtà di una bara grezza da cremazione.

Quando “Chi l’ha visto?” ha contattato le pompe funebri per chiarimenti, è emerso che nei loculi comuni di Trieste non è obbligatoria per legge una bara zincata. Tuttavia, la famiglia continua a domandarsi se ci siano stati errori procedurali o omissioni nella gestione del funerale. Il Comune di Trieste, interrogato sulla questione, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni, specificando che, trattandosi di un caso giudiziario, eventuali informazioni possono essere fornite solo su richiesta delle autorità competenti.

I contanti in casa: interrogativi sulle finanze della coppia

Un’altra rivelazione sconcertante fatta da Silvia Radin riguarda la presenza di grosse somme di denaro contante nella casa di Sebastiano Visintin. Secondo la cugina della vittima, la quantità di denaro trovata sarebbe stata anomala, priva di giustificazioni plausibili. Ad esempio, Liliana avrebbe consegnato 1.600 euro al fratello Sergio a dicembre, cifra che inizialmente si pensava fosse parte della tredicesima, ma che si è poi rivelata essere di altra origine.

Inoltre, Sebastiano avrebbe dichiarato di aver speso 27.000 euro per un ristorante, mentre altri 20.000 euro sarebbero rimasti in casa. Radin ha anche riferito il ritrovamento di un mazzetto da 2.400 euro destinato a una terza persona, Laura, senza che sia mai stato spiegato da dove provenissero quei soldi. “A me non piace fare i conti in tasca alla gente, ma in questa situazione bisogna farli”, ha detto la cugina, sottolineando quanto la gestione economica della coppia non sia mai stata del tutto trasparente.

Il sospetto che Liliana sapesse troppo

Il punto forse più delicato toccato da Silvia Radin riguarda la possibilità che Liliana Resinovich sapesse qualcosa che non doveva essere rivelato. Questa ipotesi, per quanto inquietante, è sostenuta da alcune circostanze sospette e da un clima di segretezza che sembra aver avvolto il caso fin dal principio. Secondo la famiglia, la dinamica degli eventi, la fretta nel voler chiudere il caso, e le incongruenze emerse nel tempo non sono compatibili con un semplice gesto autolesionistico.

Un caso ancora aperto e pieno di ombre

Nonostante il tempo passato, il caso Liliana Resinovich resta ufficialmente aperto. Le autorità continuano le indagini, ma i dubbi crescono ogni giorno di più. La presenza di elementi inspiegabili, come la bara sbagliata, la coperta militare, i movimenti di denaro e il tentativo di cremazione immediata, gettano ombre profonde su tutta la vicenda.

La famiglia, in particolare Sergio Resinovich e Silvia Radin, non si dà pace e continua a chiedere giustizia e verità. Troppe domande sono rimaste senza risposta, e la sensazione diffusa è che qualcuno abbia voluto insabbiare la verità sin dall’inizio.

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