domenica, Giugno 15

Sempio, cosa si scopre sull’impronta 33: esami a rischio

Andrea Sempio, all’epoca dei fatti, era un caro amico di Marco Poggi, fratello della vittima, e frequentava abitualmente la casa di via Pascoli. Dopo anni in cui il suo nome non era mai emerso ufficialmente, ora si trova sotto i riflettori dell’inchiesta in modo diretto. La traccia 33, secondo i primi accertamenti, contiene elementi biologici compatibili con lui, ma senza la possibilità di nuove analisi, il quadro probatorio rischia di indebolirsi notevolmente.

Il ruolo delle perizie e il lavoro degli esperti

Nel frattempo, prosegue la delicata fase dell’incidente probatorio, una procedura prevista per cristallizzare in modo formale elementi probatori fondamentali prima di un eventuale processo. Il momento chiave è fissato per martedì prossimo, quando i periti incaricati dal gip Daniela Garlaschelli – la genetista Denise Albani e l’esperto forense Domenico Marchigiani, entrambi appartenenti alla Polizia Scientifica – illustreranno i risultati preliminari delle loro valutazioni.

I due esperti hanno recentemente acquisito tutti i reperti ancora conservati, tra cui le fascette adesive con 58 impronte digitali, campioni di saliva, frammenti del tappetino del bagno e altri oggetti sequestrati all’epoca, ancora sigillati. In particolare, l’attenzione si è concentrata anche sull’impronta numero 10, trovata sulla porta d’ingresso dell’abitazione, che oggi viene interpretata come la possibile “manata” dell’assassino nel momento della fuga.

Ma anche la prova numero 10 è a rischio

Nonostante le speranze riposte nella prova 10, anche qui emergono dubbi importanti. Il genetista Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, ha infatti sottolineato che si tratta di una traccia «al limite del limite», perché nel 2007 erano stati identificati solo 8 punti utili al confronto genetico, un numero ritenuto troppo esiguo per garantire una comparazione affidabile con standard scientifici accettabili in tribunale.

Il ritorno di Andrea Sempio al centro dell’inchiesta

Andrea Sempio, oggi 37 anni, si trova così di nuovo coinvolto in un’indagine che pensava di essersi lasciato alle spalle. All’epoca non fu mai formalmente indagato, ma oggi la Procura sta cercando di capire se le evidenze a suo carico siano sufficienti per riaprire il caso in modo sostanziale. Il rapporto tra la sua famiglia e quella dei Poggi si è inevitabilmente deteriorato, complice il peso di nuove sospette compatibilità genetiche e un’attenzione mediatica sempre più pressante.

I consulenti tecnici: tra prudenza e fiducia nel lavoro svolto

A supervisionare tutte le operazioni ci sono anche i consulenti tecnici di parte. Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma e oggi consulente della difesa di Sempio, ha dichiarato: «Credo che la Procura voglia verificare in modo approfondito tutto quanto fu fatto all’epoca. È giusto così. Sono comunque convinto della qualità del lavoro svolto dal mio team nel 2007».

Al suo fianco, continua il lavoro di Marzio Capra, al servizio della famiglia Poggi, che monitora con attenzione ogni passaggio tecnico e scientifico, consapevole della delicatezza della situazione.

I rilievi recenti e la speranza nella tecnologia

Lunedì scorso è stato effettuato un nuovo sopralluogo nella villetta di via Pascoli. Sebbene non siano emerse novità eclatanti, i rilievi tridimensionali effettuati con moderne tecnologie laser scanner potrebbero aiutare a ricostruire in modo più accurato la dinamica del delitto. Lo scopo è duplice: escludere eventuali contaminazioni avvenute nel tempo e cercare nuovi indizi nascosti fino ad ora.

Tuttavia, se davvero la traccia 33 è stata interamente consumata – come sostiene la trasmissione Quarto Grado – allora il processo potrebbe basarsi quasi esclusivamente sulla “memoria digitale”: fotografie, referti, e analisi di laboratorio dell’epoca. Un elemento che rischia di rendere ancora più complesso un caso già avvolto da dubbi, polemiche e ricorsi.

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