Ogni mercoledì notte celebrava messe esorcistiche pubbliche, note come “messe di liberazione”. Un ambiente che, secondo le indagini, avrebbe potuto prestarsi a abusi, scandali e attività illecite.
Delitto di #Garlasco: Uno degli ultimi post di Michele, il ragazzo morto suicida che Andrea Sempio frequentava da adolescente. Su un suo profilo social anche una foto al Santuario della Bozzola. #chilhavisto→ https://t.co/gGD1ra9GoT pic.twitter.com/YOJUAkAwii
— Chi l’ha visto? (@chilhavistorai3) June 4, 2025
Curioso è il fatto che l’inchiesta non partì da una denuncia formale
, ma da un confidente dei carabinieri di Vigevano coinvolto in un’altra indagine, che rivelò dettagli inquietanti su quanto accadeva nel santuario. Nessuna denuncia arrivò dalla Curia, né da Don Gregorio stesso, né dalle autorità locali.
Don Cervio e i segreti del 2006: “Sapevo tutto”
Nel 2014, Don Cervio affermò di essere a conoscenza degli scandali della Bozzola già dal 2006. Tuttavia, preferì informare la Curia invece di sporgere denuncia. Nessuna verifica fu mai condotta. Il sacerdote morì nel 2016, lasciando molte domande senza risposta.
Chiara, la chiavetta USB e le ricerche sul Santuario
Delitto di #Garlasco: “Basta, non tollereremo più che si infanghi la memoria di nostra figlia, lei non si può difendere”. Parlano i genitori di Chiara Poggi. “Era una ragazza pulita. Non aveva segreti, non aveva amanti”. #chilhavisto→https://t.co/gGD1ra9GoT pic.twitter.com/A8grGpUWrE
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Secondo quanto emerso, Chiara Poggi avrebbe effettuato nei giorni precedenti alla sua morte una ricerca sul Santuario della Bozzola. Sulla sua chiavetta USB sono stati trovati articoli su casi di pedofilia all’interno della Chiesa. Coincidenze? O segnali di qualcosa che aveva visto?
Il mistero resta fitto. Nessuno dei soggetti oggi al centro dell’inchiesta – né Sempio, né Stasi, né le gemelle Cappa – frequentava ufficialmente il santuario. “A noi non risulta”, ha dichiarato l’inviato di Chi l’ha visto?
Santuario della Bozzola, la Diocesi rompe il silenzio sul caso Garlasco
“Nessuna connessione tra il Santuario della Bozzola e l’omicidio di Chiara Poggi”
: è il messaggio chiaro e deciso che arriva oggi dalla Diocesi di Vigevano, in seguito alle nuove indagini della Procura di Pavia che hanno riacceso i riflettori sul delitto avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco.
In una nota diffusa tramite ANSA, la Curia sottolinea che “l’unico interesse della Diocesi è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel Santuario”, difendendo il ruolo dei religiosi attualmente impegnati nel luogo di culto e dei tanti fedeli che lo frequentano.
“Nessun condizionamento da illazioni o indiscrezioni”
Il comunicato, a firma di don Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo Maurizio Gervasoni, respinge al mittente ogni accostamento mediatico: “La Diocesi afferma la sua decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare da illazioni o indiscrezioni di qualsiasi genere”.
La reazione arriva dopo le notizie degli ultimi giorni, secondo cui gli inquirenti avrebbero acquisito gli atti dell’inchiesta del 2014 che coinvolse l’ex rettore del Santuario don Gregorio Vitali, vittima di un ricatto a sfondo sess*ale da parte di due cittadini romeni.
Il ricatto a luci rosse e la fuga dei colpevoli
Secondo quanto accertato dalla Procura di Pavia, i due romeni Flavius Savu e Florin Tanasie avevano adescato il sacerdote, lo avevano filmato in situazioni intime e lo avevano successivamente ricattato. Chiesero una somma di denaro in cambio del silenzio su un video a contenuto s**suale.
Nel 2014 il tribunale condannò entrambi per estorsione aggravata, ma i due erano già fuggiti: da allora risultano latitanti, con un mandato di cattura pendente.
La Diocesi: “La Chiesa ha già fatto la sua parte”
Nel comunicato, la Curia tiene a precisare che “in relazione ai fatti del 2014, gli organismi giuridici della Chiesa erano già intervenuti per gli aspetti di loro competenza”. Un modo per rivendicare un’azione concreta e chiudere ogni collegamento con gli sviluppi giudiziari di oggi.