sabato, Giugno 7

Garlasco, scatta la condanna per Le Iene: il risarcimento per Stefania Cappa

Il racconto ritrattato di Muschitta: “Vidi Cappa in bici con l’arma del delitto”

Un testimone chiave, un’arma del delitto immaginaria e un nome tirato in ballo senza fondamento.

È la storia di Giuseppe Muschitta, ex tecnico della ditta Servizi Ambientali Spa, che il 29 settembre 2007 si presentò dai carabinieri raccontando un dettaglio tanto clamoroso quanto fragile: avrebbe visto una “ragazza bionda, con i capelli a caschetto e gli occhiali da sole” allontanarsi in bicicletta la mattina del 13 agosto, giorno dell’omicidio di Chiara Poggi, tenendo in mano un oggetto ‘tipo da camino con una pigna in cima’.

Una descrizione inquietante, soprattutto perché — secondo lui — quella ragazza “somigliava molto a Stefania Cappa”, una delle due cugine della vittima. Un’affermazione che, se confermata, avrebbe potuto ribaltare completamente le indagini. Ma la verità era un’altra.

La ritrattazione e il processo per calunnia

Pochi giorni dopo quella dichiarazione, Muschitta ritrattò tutto. Ammetterà che il racconto era frutto della sua fantasia, e per questo verrà processato per calunnia ai danni di Stefania Cappa. Il procedimento si concluderà nel 2011 con un’assoluzione, ma non senza una pesante valutazione da parte del tribunale di Vigevano: le sue parole furono bollate come “senza alcuna serietà”, ritenute totalmente inutilizzabili e prive di qualsiasi attendibilità investigativa.

Nonostante l’assoluzione, Muschitta scrisse una lettera di scuse alla famiglia Cappa, in cui parlava del suo “profondo disagio per aver coinvolto ingiustamente la giovane e i suoi parenti in un episodio del tutto inventato”. Un atto tardivo, che non cancellò il clamore mediatico sollevato dalle sue dichiarazioni iniziali.

Lo speciale delle Iene e la nuova polemica

A riaccendere i riflettori sul caso è stato uno speciale del programma Le Iene, che ha menzionato di nuovo le parole di Muschitta, senza però chiarire con forza che fossero già state ritrattate e dichiarate inattendibili dai giudici. Anzi, secondo il giudice milanese che ha analizzato il caso, lo speciale avrebbe accreditato il racconto come se fosse confermato da intercettazioni e da altre deposizioni.

Una narrazione che avrebbe omesso il fatto più importante: le dichiarazioni di Muschitta non hanno mai avuto valore giuridico, né per la procura né per il GUP di Pavia che assolse Alberto Stasi nel primo processo. Un aspetto ribadito anche nel processo a Muschitta, dove i giudici si espressero chiaramente sulla totale assenza di attendibilità del testimone.

La condanna per diffamazione aggravata

Secondo quanto riportato dall’agenzia ANSA, gli inviati del programma di Italia 1 Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese sono stati condannati per diffamazione aggravata. La sentenza prevede che i due giornalisti paghino una multa di 500 euro ciascuno e che venga versato a titolo di risarcimento un importo di 10mila euro alla parte lesa, ovvero Stefania Cappa.

Il diritto alla reputazione e i limiti del diritto di cronaca

Il diritto alla reputazione è tutelato dalla Costituzione italiana e deve essere bilanciato con il diritto di cronaca e critica. Per invocare l’esimente della cronaca, è necessario rispettare tre elementi essenziali: l’interesse pubblico, la correttezza della narrazione e la verità dei fatti esposti.

Nel caso in questione, la diffusione di informazioni non verificate e già smentite dalle autorità giudiziarie ha comportato una lesione della reputazione di Stefania Cappa.

Continua a leggere per scoprire maggiori dettagli.