Un cortometraggio emotivo, con sottofondo di pianoforte e inquadrature studiate per aumentare il pathos: così Ilaria Salis si rivolge al Parlamento europeo in un video pubblicato sui social, chiedendo di non revocarle l’immunità parlamentare. Ma soprattutto, lancia un appello diretto alla premier: «Meloni, tutelami. Sono una cittadina italiana».
Dietro le immagini drammatiche e il tono solenne, resta però una questione giuridica complessa: l’Ungheria accusa Salis di aver partecipato al pestaggio di un militante di estrema destra e di aver frequentato membri della cosiddetta Hammerbande, la “Banda del Martello”. Accuse gravi, su cui ora dovrà esprimersi il Parlamento UE.
Slitta il voto sulla revoca dell’immunità
Il voto della Commissione giuridica (JURI) era previsto per il 24 giugno, ma – secondo fonti da Bruxelles – è stato rinviato a data da destinarsi per problemi di traduzione degli atti ungheresi. Una mossa che secondo alcuni osservatori politici europei, sarebbe stata favorita dai gruppi di sinistra, decisi a prendere tempo.
Il relatore del caso è lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara del PPE, ma la decisione ora rischia di slittare a luglio o addirittura a settembre. I numeri sono incerti: 312 deputati a sinistra, 375 a destra. In mezzo, 32 non iscritti. La partita è tutt’altro che chiusa.
L’appello a Meloni e l’intervento atteso in aula
Intervistata da La Stampa, Salis ha detto chiaramente: «Se Meloni parlasse in mio favore, mi aiuterebbe. Sarebbe bello e importante». La sua richiesta ha scatenato nuove pressioni su PD e M5S, che ora chiedono che la premier riferisca in Parlamento sulla vicenda.
Il video della deputata Avs è già diventato virale. Comincia con un “signore e signori”, prosegue con sottotitoli emozionali e immagini calibrate. «A breve il Parlamento europeo voterà sulla mia immunità. Ma non riguarda solo me, è un voto sull’Europa e sulla democrazia». Il climax cresce: «L’Ungheria è sempre meno uno Stato di diritto, e se permettiamo che un regime decida chi può parlare in quest’aula, allora l’indipendenza stessa del Parlamento è compromessa».