Il giorno successivo al referendum, che avrebbe dovuto rappresentare una svolta per la politica italiana, la premier Giorgia Meloni non appare particolarmente entusiasta, nonostante la vittoria.
Sebbene il voto abbia confermato la tenuta del suo governo, la presidente del Consiglio mostra segnali di stanchezza. In un momento in cui molti si aspettavano una celebrazione, Meloni ha definito il Palazzo Chigi come una “prigione”, lasciando intendere quanto il peso del potere possa diventare un fardello anche per chi l’ha conquistato con determinazione.
Un centrodestra sobrio dopo il voto: niente trionfalismi
Nonostante il referendum abbia rafforzato la posizione dell’esecutivo guidato da Fratelli d’Italia, nel centrodestra non si respira aria di festa. I toni sono rimasti cauti e riflessivi. La maggioranza ha compreso che il consenso popolare ottenuto non basta a garantire la stabilità politica a lungo termine. Le vere sfide, infatti, attendono il governo nei prossimi mesi, tra la necessità di portare avanti importanti riforme istituzionali e gestire un contesto economico difficile.
Maurizio Lupi, figura di spicco nell’area centrista, ha espresso chiaramente che «non sarà un referendum a determinare la legittimità di un governo, ma piuttosto i risultati concreti dell’azione politica». Giorgia Meloni sembra consapevole di questo: la continuità al potere si ottiene lavorando, non solo vincendo consultazioni.
Partecipazione al voto: un messaggio più chiaro delle percentuali
Il dato più significativo emerso dal referendum è stato senza dubbio quello sull’affluenza: meno di un cittadino su tre si è recato alle urne. Questo numero, al di là dei risultati, evidenzia un forte disinteresse dell’elettorato e una crisi evidente della capacità dell’opposizione di mobilitare i propri sostenitori.