«Non sto bene. Ho un dolore a una vertebra, mi sento strana». Sono parole che oggi suonano drammaticamente profetiche. È il contenuto dell’ultima telefonata che Ornella Vanoni ha fatto al critico Maurizio Porro del Corriere della Sera, una settimana prima della morte sopraggiunta il 21 novembre per un arresto cardiocircolatorio.
Nella chiamata, la cantante raccontava di un dolore violento, come «un coltello che ti trapassa la schiena», e della decisione di farsi ricoverare in una clinica di Pavia il lunedì successivo, convinta che i medici l’avrebbero “rimessa a posto”.
«Sono stata tutta l’estate in ospedale per il cuore»
Solo una settimana fa, sempre a Porro, Vanoni aveva confidato di non essere in piena salute: «Come sto? Ma scherzi? Sono stata tutta l’estate in ospedale per il cuore». Nonostante questo, mostrava ancora quell’ironia e quella lucidità che l’hanno resa un’icona. Raccontava di stare ferma, di non poter andare a Che Tempo Che Fa quella domenica, dove era ospite a settimane alterne: «Ci vado domenica prossima».
I concerti recenti e la stanchezza
Negli ultimi anni Ornella aveva continuato a esibirsi, ma la fatica cominciava a farsi sentire. Aveva tenuto un concerto nel teatro dedicato a Giorgio Strehler – il regista che segnò l’inizio della sua carriera – e poi altri due agli Arcimboldi. «Credevo davvero di non farcela a finirli», raccontava, ricordando la stanchezza che l’aveva sorpresa durante quelle ultime date.
Il rapporto con la tv: «La mia vera immagine»
Accanto alla musica, negli ultimi anni Vanoni si era riavvicinata alla televisione: Che Tempo Che Fa era diventato un luogo familiare, quasi un secondo palco.
«Mi diverto molto e non mi pesa. Mi appunto cosa raccontare mentre vado agli studi: quella è la mia vera immagine oggi», confidava con il suo modo diretto e irresistibilmente sincero.
Giuliano Sangiorgi: «Scriverei per lei qualunque cosa»
A ricordarla è anche Giuliano Sangiorgi, fondatore dei Negramaro, che racconta di aver conosciuto Ornella nel 2019, al Filodrammatici di Milano. Dopo uno spettacolo, lei entrò nei camerini. Lui, emozionato, la accolse come si fa davanti a una regina.
«Avrei voluto scrivessi per me», gli disse Vanoni. Una richiesta che Sangiorgi ha custodito come un dono.
“Arcobaleno”, la canzone che ha unito due mondi
Da quell’incontro nacque “Arcobaleno”, il brano che Sangiorgi scrisse ispirandosi alle esperienze internazionali di Ornella.
«Era perfetta per la sua anima», dice oggi il cantautore, ricordando la versione live, solo piano e due voci, agli Arcimboldi: un momento che lo ha emozionato ancora di più dopo la notizia della scomparsa.
Sangiorgi rivela anche un dettaglio inedito: lui e Vanoni stavano per lavorare a un’altra canzone. Un brano nuovo, un altro capitolo artistico insieme. Un progetto che adesso rimarrà sospeso, incompiuto.
«Una donna libera, intelligente, destabilizzante»
Il musicista ricorda anche il lato più intimo del loro rapporto: le videochiamate, la complicità, gli scherzi. Lei lo chiamava «focoso» per le sue origini meridionali, e spesso voleva solo sapere come stava, cosa faceva. «La sua semplicità mi destabilizzava», confessa Sangiorgi. E alla domanda su quale brano scegliere per ricordarla, risponde senza esitazioni: “L’appuntamento”.
«È la canzone dell’anima. Parla dell’appuntamento che tutti abbiamo con la nostra vita. Chi trova compagnia in quel brano, arriverà in tempo».
La morte di Ornella Vanoni non è solo la scomparsa di una cantante. È la perdita di un pezzo irripetibile della cultura italiana: una donna colta, ironica, pungente, libera, capace di emozionare con una sillaba e ferire con una verità.


















