Intorno alla famiglia si è subito formato un cerchio di affetto e vicinanza. Amici, parenti, semplici conoscenti, ma anche tanti sconosciuti si sono stretti attorno a Fiorenza e al padre della ragazza. Tutti volevano credere che fosse un errore, che Martina potesse tornare a casa. Ma purtroppo la realtà era diversa.
“Era bella come il sole”: il ricordo della madre
“Mia figlia era bella come il sole, questo lo puoi scrivere”, ripete in lacrime la madre. Non riesce a capacitarsi di quanto accaduto. Martina era piena di vita, con sogni da realizzare. Frequentava il primo anno dell’istituto alberghiero e sognava di diventare una chef rinomata, con una stella Michelin. Una ragazza dal sorriso contagioso, amata da chiunque la conoscesse.
Il dolore della famiglia si trasforma in una richiesta di giustizia. Fiorenza non riesce ad accettare che chi ha tolto la vita alla sua bambina fosse una persona che conosceva, che aveva frequentato la loro casa. “Chi ti ha fatto del male la pagherà. Vola in alto, figlia mia”, scrive in un post sui social, come ultimo saluto alla sua Martina.
Un amore malato finito in tragedia
Martina aveva interrotto da circa due settimane la relazione con un ragazzo di 18 anni, quattro anni più grande di lei. Una storia iniziata troppo presto, forse, e finita nel peggiore dei modi. La giovane voleva porre fine a quel rapporto, ma non è riuscita a liberarsi dalla possessività e dalla violenza dell’ex fidanzato. L’omicidio è stato brutale: secondo le prime ricostruzioni, Martina sarebbe stata colpita più volte con un grosso sasso, uccisa senza alcuna pietà.
Il suo corpo è stato nascosto in un armadio di un casolare abbandonato, nei pressi dello stadio Moccia, e coperto con detriti. Una scena raccapricciante, che ha lasciato sgomenti anche gli investigatori. Il ragazzo, già fermato con l’accusa di omicidio volontario, era considerato dai vicini “un bravo ragazzo”. Nessuno poteva immaginare che si sarebbe trasformato in un assassino.
Il racconto agghiacciante della madre
La madre di Martina, ancora sotto shock, racconta gli ultimi momenti trascorsi con sua figlia. “L’ho sentita l’ultima volta alle 20:15 di lunedì sera. Le avevo chiesto quando sarebbe tornata a casa per la cena. Poi il silenzio”. Da quel momento in poi, nessuna risposta ai messaggi, nessuna chiamata. Il telefono di Martina, al momento, risulta ancora disperso, ma sarà fondamentale per ricostruire i suoi ultimi spostamenti e quelli del suo ex fidanzato.
“Quando l’ho sentita, mi sembrava strana. Era agitata. Ho pensato che potesse esserci lui con lei”, aggiunge Fiorenza. Il sospetto che il ragazzo fosse presente nell’ultima telefonata è forte. Ed è ancora più difficile da accettare il fatto che, durante le ricerche, l’assassino si trovasse a casa della vittima, fingendo preoccupazione, mentre in realtà sapeva perfettamente dove si trovasse Martina.
Un crimine che lascia il segno
La notizia dell’omicidio ha scosso profondamente tutta la città di Afragola e non solo. Il caso ha rapidamente avuto eco a livello nazionale, suscitando indignazione e rabbia. La giovane età della vittima e la crudeltà dell’omicidio pongono ancora una volta l’attenzione sul tema della violenza giovanile e dei femminicidi, anche tra adolescenti.
In Italia, casi simili stanno purtroppo aumentando, e la vicenda di Martina è l’ennesima dimostrazione di quanto sia urgente intervenire con misure concrete: educazione all’affettività nelle scuole, maggiore supporto psicologico ai giovani, controllo delle relazioni tossiche anche in età adolescenziale.
“Messa in un sacco della spazzatura, ma come si fa?”
La madre, nel suo dolore, non riesce a spiegarsi la ferocia dell’omicidio. “Ho saputo che l’ha messa in un sacco della spazzatura. Ma come si può fare una cosa del genere a una bambina?”, urla tra le lacrime. Il dolore si mescola alla rabbia, alla sensazione di impotenza, alla consapevolezza che nulla potrà mai riportare indietro la sua piccola Martina.
Una comunità unita nel dolore
In questi giorni, Afragola è diventata un luogo di lutto collettivo. Fiori, candele e messaggi sono stati lasciati nei pressi dello stadio dove il corpo di Martina è stato ritrovato. Le istituzioni locali hanno espresso vicinanza alla famiglia e promesso che giustizia sarà fatta. Ma la vera giustizia, quella che potrebbe riportare indietro Martina, purtroppo non esiste.
Il dolore resterà scolpito nei cuori di chi l’ha conosciuta, così come il ricordo di una ragazza solare, con il sogno di diventare una chef e vivere una vita piena. La sua storia, tragicamente interrotta, dovrà diventare un monito per tutti: perché nessun’altra ragazza debba più morire per mano di chi dice di amarla.