sabato, Giugno 7

“Quel cretino lo incastrano”. Garlasco, quella vecchia telefonata del papà delle gemelle Cappa

Gli investigatori intendono infatti approfondire i legami tra alcune famiglie coinvolte nel contesto del delitto, compresa quella dei Cappa, cugini della vittima. L’ipotesi è che vi fossero dinamiche familiari complesse, non ancora completamente esplorate, e forse anche relazioni e tensioni che potrebbero aver avuto un ruolo nell’omicidio.

 

I Cappa sotto la lente: accesso alla casa e rapporti stretti

Un altro elemento che oggi appare cruciale riguarda il rapporto della famiglia Cappa con i Poggi. Le sorelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, non furono mai indagate né sottoposte a perquisizione. Eppure, avevano libero accesso alla villetta di via Pascoli, ne conoscevano l’impianto d’allarme e avevano un rapporto stretto con la vittima e i suoi genitori.

Una telefonata di Stefania intercettata pochi giorni dopo il delitto rivela un forte nervosismo. “Ho detto: potete prendere tutta la mia casa! Le biciclette, le scarpe, tutto!”, si sfoga la ragazza, aggiungendo frasi cariche di tensione emotiva. La sorella Paola, a quanto pare, portava un tutore al momento del delitto, ma non fu mai coinvolta nelle indagini, nonostante la sua condizione potesse avere rilevanza.

Un atteggiamento ambiguo

Le intercettazioni continuano a restituire un’immagine problematica dei protagonisti. Stefania, in particolare, in una conversazione con la madre ironizza sull’attenzione mediatica: “Se dico che mi hanno interrogata, mi becco cinquantamila euro per andare a Matrix e centomila per Porta a Porta!”. Un tono che stride con l’immagine di una testimone collaborativa e neutrale. Gli inquirenti vedono in queste affermazioni un potenziale indizio di una consapevolezza più profonda di quanto ammesso pubblicamente.

 

La figura controversa di Marco Demontis Muschitta

Nel puzzle dell’omicidio Poggi torna a riaffacciarsi anche la figura di Marco Demontis Muschitta. Il testimone dichiarò ai carabinieri, nel settembre 2007, di aver visto Ermanno Cappa nei pressi della villetta la mattina del delitto. Tuttavia, poco dopo ritrattò. Le motivazioni di questo cambio di rotta non sono mai state del tutto chiarite. Muschitta, dopo l’interrogatorio, parlò con il padre: “Io so che avevo ragione”, disse. Il padre gli rispose: “Lo hanno fatto per proteggerti”.

Successivamente, Muschitta fu querelato per calunnia da Cappa, ma fu assolto. Un altro tassello che si aggiunge a un mosaico già complesso.

Le telefonate anonime e i movimenti sospetti

Un altro punto oscuro riguarda le telefonate ricevute da Chiara la mattina dell’omicidio. Diverse chiamate anonime, effettuate con il numero oscurato, sono state intercettate. In passato, si pensava potessero provenire dal telefono fisso della casa di Alberto Stasi, che risultava avere la funzione di identificativo chiamante disattivata. Tuttavia, nuove analisi hanno rivelato anche 21 telefonate effettuate da Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Diciotto da via Pascoli e tre dal suo cellulare, concentrate nei giorni vicini al delitto.

Il cellulare di Chiara registrò sei chiamate il 13 agosto stesso, a orari precisi: 9.44, 10.17, 11.38, 12.46, 13.27 e 13.30. Gli inquirenti ora stanno rivalutando il ruolo di questi contatti.

Una verità ancora lontana

Quello che oggi resta del caso Garlasco è una verità ancora irrisolta. La figura di Alberto Stasi continua a rappresentare il centro dell’attenzione, ma sempre più elementi suggeriscono che il quadro sia ben più complesso. Il DNA trovato sulla scena del crimine lascia intendere la presenza di almeno un’altra persona.

L’intercettazione di Ermanno Cappa – “Quel cretino lì se devono incastrarlo lo incastrano” – sembra oggi più che mai carica di significato. Era solo uno sfogo? O il riflesso di una consapevolezza che finora non è mai stata pienamente esplorata?

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