giovedì, Giugno 12

Renzi choc, duro attacco al Pd: cosa succede

Matteo Renzi contro la sinistra:

Matteo Renzi torna al centro del dibattito politico con una serie di dichiarazioni forti che scuotono il panorama del centrosinistra. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, il leader di Italia Viva si scaglia contro il Partito Democratico, la CGIL e la sinistra in generale, accusandoli di essere più concentrati sul fare i conti con il passato che sul contrastare il governo attuale guidato da Giorgia Meloni.

Renzi affronta a muso duro il tema del referendum promosso dalla CGIL per l’8 e 9 giugno, sottolineando come, secondo lui, l’astensione sia una scelta pienamente legittima. “Non capisco questa ossessione per chi si astiene. È sempre stato così: quando conviene, i partiti spingono per non far raggiungere il quorum. Non si può usare due pesi e due misure”, afferma.

“Il referendum è un assist alla destra”

Secondo l’ex presidente del Consiglio, i quesiti referendari rappresentano un’opportunità persa per il centrosinistra. Anziché mettere in discussione le politiche dell’attuale esecutivo, l’iniziativa referendaria promossa dalla CGIL prende di mira leggi e riforme varate dai governi precedenti, tra cui proprio quelli a guida Renzi e Gentiloni.

“È un paradosso grottesco: mentre l’esecutivo Meloni mostra evidenti segni di debolezza, la sinistra cosa fa? Si concentra sul demolire il Jobs Act, il decreto Poletti o la riforma della pubblica amministrazione di Madia. Ma oggi al governo non ci sono più quei ministri. Oggi ci sono Salvini, Lollobrigida, Urso. Perché non si parla di loro?”, si chiede Renzi.

Il leader di Italia Viva interpreta questa dinamica come una sorta di regolamento di conti interno alla sinistra, piuttosto che una vera opposizione al governo in carica.

Renzi: “Io voto, ma con giudizio

Pur dichiarando che astenersi è una scelta legittima, Renzi ha annunciato che andrà a votare. La sua posizione però è ben differenziata rispetto a quella della CGIL. “Io voterò sì solo per la proposta che vuole dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza. Ma per quanto riguarda i quesiti che toccano il Jobs Act, voterò no”, chiarisce.

Renzi contesta anche l’idea, diffusa da molti promotori del referendum, che un eventuale esito favorevole possa riportare in vita l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. “Non è vero che con il sì tornerà l’articolo 18. Anzi, in caso di vittoria referendaria si rischia un peggioramento delle tutele. Si passerebbe da 36 mesi di indennizzo a 24. Non è un passo avanti, ma un passo indietro”.

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