Il ricordo fuori dal coro
In giorni di omaggi unanimi a Pippo Baudo, la voce di Pupo — all’anagrafe Enzo Ghinazzi — si distingue per tono e contenuto. Sulla sua rubrica su La Nazione, il cantante toscano ha pubblicato un ricordo che evita la retorica e sceglie la franchezza: «Desidero ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto per la musica italiana ma, soprattutto, desidero ringraziarlo per non avermi mai considerato e aiutato».
«Mi disse che gli stavo antipatico»
Il passaggio più incisivo riguarda un episodio degli anni Ottanta, quando Pupo racconta di essere stato liquidato da Baudo: «Ricordo quando mi disse che gli stavo antipatico e, soprattutto, gli stava antipatico il mio nome d’arte: Pupo». Parole che, secondo Ghinazzi, arrivarono come una sentenza: «Il più grande talent scout di tutti i tempi aveva sentenziato già negli anni ’80 la mia fine».
Dalla delusione alla reazione
Nonostante il colpo, il cantautore spiega di aver trasformato quella frustrazione in carburante: «Ci rimasi malissimo, non mi buttai giù, anzi, mi rimboccai le maniche e ricominciai a combattere». Ed è qui che il suo ricordo si fa ringraziamento paradossale: l’assenza di sostegno — sostiene — avrebbe innescato una tenacia decisiva per una carriera longeva.
Il bilancio di 50 anni di carriera
Ghinazzi rivendica oggi mezzo secolo di attività tra hit popolari, tournée internazionali, tv e conduzioni: «Senza di te, probabilmente, non avrei mai trovato quella tenacia e quella forza di reagire che oggi mi permettono di festeggiare i 50 anni di carriera e di essere sempre un “Pupo”». Un ribaltamento narrativo che, nella sua intenzione, consegna a Baudo un merito indiretto.