Dopo il suo ritorno in Rai con il programma Lo Stato delle Cose, Massimo Giletti torna al centro dell’attenzione non solo per gli ascolti, ma per una stoccata diretta a Gianluigi Nuzzi e al programma Quarto Grado di Rete4. Durante la puntata del 3 novembre, il conduttore torinese ha accusato la famiglia Sempio — coinvolta nell’inchiesta sul caso Garlasco — di scegliere accuratamente a quali trasmissioni rilasciare interviste.
“Parlano solo con certi programmi”
“Vorrei capire come mai con noi non parlano mai, ma parlano sempre e solo con un certo tipo di programmi”, ha dichiarato Giletti in diretta, alludendo chiaramente al talk Mediaset di Nuzzi. Secondo il giornalista, dietro questa scelta mediatica potrebbe esserci una strategia comunicativa studiata, forse suggerita da persone vicine alla famiglia Sempio.
Il “pizzino” e la disputa sulle cifre
Durante la trasmissione, Giletti ha riaperto anche il tema del “pizzino” — il bigliettino con la scritta “X 20. 30. euro” — affermando che nei verbali originali la cifra indicata da Sempio sarebbe stata “20 mila o 30 mila euro”. Una differenza che, a suo dire, smentirebbe alcune versioni trasmesse da altre emittenti, gettando ombre sull’uso selettivo dei documenti giudiziari nei programmi concorrenti.
Lo scontro in studio con l’avvocato di Stasi
In studio, l’avvocato Antonio De Rensis — legale di Alberto Stasi — ha cercato di ridimensionare la polemica spiegando che la presenza della parola “per” sul pizzino ne cambierebbe completamente il senso. Giletti però non ha arretrato, sostenendo che la questione non fosse solo semantica, ma riguardasse anche la trasparenza dei media che trattano temi giudiziari delicati.
Un attacco nel segno della rivalità Rai-Mediaset
Il riferimento a Quarto Grado si inserisce in un clima di tensione crescente tra i due colossi televisivi. Le parole di Giletti arrivano infatti dopo le recenti critiche di Fabrizio Corona agli stessi programmi di Nuzzi, accusati di parzialità nella copertura del caso Garlasco. L’affondo del conduttore di Rai3 ha quindi riacceso un dibattito più ampio sul modo in cui i talk di cronaca giudiziaria influenzano l’opinione pubblica e costruiscono narrazioni parallele ai processi reali.




















