sabato, Novembre 15

Bomba prima del voto, la scoperta fa tremare il centrosinistra: cosa viene fuori

Negli ultimi giorni, un’inchiesta dell’Antimafia di Napoli ha sollevato un polverone attorno alla gestione della sanità in Campania, rivelando un inquietante intreccio tra criminalità organizzata e servizi sanitari.

Le dichiarazioni del governatore Vincenzo De Luca, che ha definito la sanità campana un “modello”, sembrano ora contraddette da una realtà ben diversa, fatta di illegalità e collusioni. Come è possibile che un sistema così compromesso possa continuare a operare sotto gli occhi delle istituzioni?

Un Sistema Inquietante

La recente operazione che ha colpito Castellammare di Stabia ha messo in luce un meccanismo di gestione della salute pubblica che si è trasformato in un vero e proprio affare per i clan camorristici. Il caso dell’ospedale San Leonardo, che serve oltre 400.000 cittadini, è emblematico. Qui, la cosca D’Alessandro ha trovato un terreno fertile per espandere le proprie attività illecite. I carabinieri hanno smantellato una parte dell’organizzazione criminale che operava all’interno dell’ospedale, rivelando un sistema di trasporti d’emergenza gestito dalla società “New Life”.

Il Meccanismo di Controllo

Il funzionamento di questo sistema è tanto semplice quanto allarmante. Secondo quanto riportato, un informatore interno forniva notizie sui pazienti dimessi o, in casi estremi, deceduti. In questi frangenti, l’ambulanza degli “amici degli amici” si attivava immediatamente. Le tariffe e i favori circolavano in un clima di complicità, mentre il personale sanitario, spesso intimidito, si trovava a operare in un contesto di paura e sottomissione.

Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato l’esistenza di un linguaggio cifrato, noto come “codice nero”, utilizzato per comunicare informazioni riservate sui pazienti. Questo codice permetteva di segnalare rapidamente i pazienti da trasferire, con la complicità di medici pronti a firmare certificati falsi per giustificare tali trasferimenti. Pasquale Rapicano, un collaboratore di giustizia, ha descritto la situazione con parole chiare: “È minato, lì non si hanno mai problemi perché i medici sono con i D’Alessandro”.

Un Rete di Complicità

Antonio Rossetti, noto come “’o guappone”, è stato identificato come il principale responsabile del servizio ambulanze, con un’influenza notevole all’interno dell’ospedale. Rapicano ha rivelato che “su ogni piano del San Leonardo, Rossetti ha un referente”, evidenziando un sistema di controllo capillare che impedisce a chiunque di entrare senza il suo consenso. Questo scenario non è affatto nuovo; già nel 2021, un’altra inchiesta aveva svelato un sistema simile, gestito da una società chiamata “Croce Verde”, che aveva legami con la stessa cosca.

Un Passaggio di Consegne

La transizione dalla “Croce Verde” alla “New Life” rappresenta un cambio generazionale in un business criminale ben oliato. Non si tratta solo di Castellammare; la situazione è preoccupante anche a Napoli, dove l’ospedale San Giovanni Bosco era già stato coinvolto in un’inchiesta della DDA nel 2019. Qui, i magistrati avevano descritto l’ospedale come una vera e propria “dependance” dell’Alleanza di Secondigliano, con il clan Contini che controllava ogni aspetto della struttura, dalle assunzioni agli appalti.

Truffe e Corruzione

Le pratiche illecite non si limitano solo al trasporto dei pazienti. Secondo le indagini, l’ospedale era diventato un centro di attività delittuose, tra cui truffe assicurative attraverso la predisposizione di certificati medici falsi. Chi desiderava evitare le lunghe attese per una visita non doveva far altro che recarsi al “Cup del clan Contini”, un ufficio prenotazioni parallelo che operava al di fuori delle normali procedure.

Un Contesto Sempre Più Preoccupante

La situazione è ulteriormente aggravata da recenti arresti avvenuti nel 2024, che hanno coinvolto la gestione degli appalti in diverse strutture sanitarie di Napoli. L’asse Cimmino-Caiazzo, noto per le sue attività illecite, ha dimostrato come i dipendenti di alcune ditte di pulizie e manutenzione passassero informazioni sensibili direttamente ai clan, raccogliendo anche tangenti. Queste aziende, formalmente operative, si sono rivelate delle vere e proprie estensioni del cartello mafioso campano, con “picciotti in corsia” travestiti da personale sanitario.

Un Futuro Incerto

Nonostante le litanie di eccellenza sanitaria proclamate dalle autorità regionali, la realtà sul campo racconta una storia ben diversa. La criminalità organizzata sembra avere il controllo totale, dettando le regole del gioco in termini di assunzioni, turni e trasporti. “Si firma, si timbra, si dimette e si trasporta su ordine dei padrini”, si legge in un articolo di Liberoquotidiano. Oggi, la violenza non è più necessaria per esercitare il potere; basta un badge per accedere a un sistema corrotto.

La domanda che sorge spontanea è: come è possibile che un sistema così radicato e pervasivo possa continuare a operare indisturbato? E quali misure possono essere adottate per ripristinare la legalità e la trasparenza nella sanità campana? La risposta a queste domande è fondamentale per il futuro della salute pubblica in Campania e per la lotta contro la criminalità organizzata.

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