Un nuovo capitolo della lunga tensione tra Umberto Galimberti e Giorgia Meloni è andato in scena, ancora una volta, sul palcoscenico televisivo. Un botta e risposta ormai ricorrente che si muove tra retroscena psicologici, allusioni estetiche e repliche politiche, trasformando ogni uscita pubblica in un confronto che sembra fatto apposta per alimentare il dibattito nei talk show.

Tutto riparte da una dichiarazione del filosofo, ospite fisso nel salotto di La7, che nella puntata precedente aveva puntato il dito sull’attenzione estetica della premier, parlando di «make-up perfetto» e definendola «una grande attrice, bravissima». Un’uscita che aveva già scatenato polemiche e che Meloni aveva rispedito al mittente con una replica molto diretta.
Il primo round: la polemica sul make-up
Proprio dalle osservazioni estetiche è nato il primo scambio. Galimberti, nel corso della trasmissione, aveva sottolineato la cura dell’immagine della premier, arrivando a insinuare che il consenso fosse in parte legato a una strategia visiva più che contenutistica. Un’affermazione che Meloni non ha lasciato passare.
Dal palco di Bari, la presidente del Consiglio aveva risposto spiegando di truccarsi da sola, aggiungendo una stoccata agli “intellettuali da salotto” che, secondo lei, si soffermerebbero più sulle fotografie che sui contenuti politici. Una replica che aveva colpito nel segno, tanto da essere rilanciata in tutte le trasmissioni del giorno successivo.
La contro-replica: “Chi urla è debole”
Ma Galimberti non si è fermato lì. Tornato nello studio di La Torre di Babele, sempre accompagnato da figure vicine alle sue posizioni, ha rilanciato il suo affondo spostando l’argomento dal make-up alla comunicazione verbale. In collegamento con Corrado Augias e con la presenza di Giovanni Floris, il filosofo ha spiegato che «i leader sicuri di sé non hanno bisogno di urlare».



















