martedì, Novembre 18

Galimberti attacca di nuovo Giorgia Meloni: “Chi urla è debole”. Nuova polemica sul “make-up linguistico”

Secondo Galimberti, l’alzare la voce sarebbe un segnale di mancanza di argomenti solidi: «Tutti quelli che gridano, anche nella vita quotidiana, quando lo fanno è perché non hanno molti argomenti. L’urlo è un segno di debolezza». Un riferimento piuttosto evidente alle parole pronunciate da Meloni durante la sua replica dal palco.

Il ruolo della tv e la comfort zone degli ospiti “di casa”

La dinamica, ormai ciclica, sembra seguire un copione sempre più riconoscibile: un’accusa, la risposta della premier e un nuovo contro-attacco dal piccolo schermo. Un format che garantisce attenzione mediatica e crea un terreno perfetto per l’approfondimento — o l’amplificazione — del conflitto politico.

Non è passato inosservato, infatti, come Galimberti abbia scelto ancora una volta una cornice televisiva a lui favorevole per esporre la sua nuova lettura “psicanalitica” della comunicazione della premier. Una formula che rispecchia il consueto clima da talk show, dove gli opinionisti trovano sostegno da interlocutori amici e da un pubblico predisposto a recepire il messaggio.

Un duello che si ripete: tra estetica, voce e linguaggio

L’episodio si inserisce in una narrazione più ampia che vede Galimberti spesso critico nei confronti della presidente del Consiglio, alternando osservazioni estetiche, analisi comunicative e valutazioni psicologiche. Meloni, dal canto suo, non lascia mai cadere affermazioni che ritiene superficiali o offensive, e restituisce la critica con un linguaggio diretto, a volte sarcastico, che alimenta ulteriormente il confronto.

In un contesto politico già polarizzato, il botta e risposta tra il filosofo e la premier continua quindi a trasformarsi in un contenuto perfetto per il mondo televisivo e social: immediato, divisivo e capace di generare discussioni a catena. Un copione che, almeno per ora, sembra destinato a ripetersi.

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