mercoledì, Novembre 26

Famiglia nel bosco, l’avvocato abbandona il caso: «Troppe ingerenze esterne». Rifiutate case alternative e ristrutturazione

Il caso della famiglia che vive nel bosco di Palmoli si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo l’allontanamento dei tre figli e il trasferimento in una comunità protetta, l’avvocato Giovanni Angelucci ha annunciato di aver rimesso il mandato. Una decisione inattesa che arriva nel pieno del dibattito politico e mediatico sulla vicenda anglo-australiana che ha diviso l’opinione pubblica.

«Troppe pressanti ingerenze esterne»

Il legale spiega in una nota le ragioni della sua scelta: «Troppe pressanti ingerenze esterne hanno incrinato la fiducia tra avvocato e cliente». La rottura sarebbe maturata «dopo attenta riflessione», e non senza difficoltà: «Mi sono visto costretto ad una simile scelta estrema, che è l’ultima che un professionista serio vorrebbe adottare».

Rifiutata la casa gratuita e il progetto di ristrutturazione

La decisione sarebbe stata accelerata dagli ennesimi rifiuti dei coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham alle soluzioni individuate come necessarie per riavvicinare i bambini alla famiglia.

L’avvocato ricostruisce la giornata decisiva: «Ieri avrei dovuto incontrarlo per il sopralluogo di un’abitazione messa a disposizione gratuitamente da un imprenditore di Ortona. Nessuna delle due ipotesi — neppure quella del sindaco Masciulli — pare andasse bene ai coniugi Trevallion-Birmingham». La stessa opposizione sarebbe stata opposta al progetto di ristrutturazione della casa nel bosco: «Simili lavori sarebbero stati per loro troppo invasivi ed impattanti, sicché hanno ritenuto di non firmare».

A ciò si aggiunge l’offerta della ditta Ssap San Salvo Appalti Spa, pronta a eseguire gratuitamente gli interventi necessari: anche questa proposta, spiega Angelucci, sarebbe stata respinta.

Emergono retroscena: la fuga a Bologna e i timori dei servizi sociali

Dai documenti emergono dettagli sul comportamento della madre un anno fa. Catherine avrebbe lasciato Palmoli rifugiandosi a Bologna con i figli, per paura che i servizi sociali intervenissero: una fuga durata settimane durante la quale la donna scrisse ai carabinieri affermando di «non rivelare assolutamente la posizione» per timore dell’allontanamento.

Nathan, rimasto nel casolare, avrebbe fornito informazioni non precise per proteggerla: in un caso disse che la moglie fosse tornata in Inghilterra. La famiglia rientrò solo a Natale, nella speranza che il procedimento venisse accantonato.

L’ondata di minacce al Tribunale e la tensione politica

Nelle ultime ore il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila e la presidente Cecilia Angrisano sono stati bersaglio di insulti e minacce online, con diffusione di numero e indirizzo. La situazione ha acuito la tensione attorno al caso, mentre i bambini dalla comunità protetta chiedono quando potranno tornare a casa.

Il 6 dicembre è previsto un sit-in a Roma davanti al Ministero della Famiglia. La vicenda è diventata anche un caso politico. Il ministro Nordio ha definito «grave» il provvedimento, Salvini ha parlato di «sequestro», mentre l’Associazione nazionale magistrati ha ribattuto che la decisione «si fonda su valutazioni tecniche».

Il Ministero dell’Istruzione: “Obbligo scolastico rispettato”

Il Ministero dell’Istruzione chiarisce un punto cruciale della controversia: «Risulta regolarmente espletato l’obbligo scolastico attraverso l’educazione domiciliare legittimata dalla Costituzione e dalle leggi vigenti».

Una conferma arrivata direttamente dal dirigente scolastico dell’istituto che seguiva i bambini.

Le motivazioni dell’allontanamento: sicurezza e vita di relazione

Nell’ordinanza il Tribunale per i Minorenni sottolinea che, più che l’istruzione, è compromesso il diritto dei bambini alla vita di relazione, considerato essenziale per lo sviluppo.

Tra le motivazioni anche: rischio per l’incolumità fisica, assenza di agibilità, mancanza di impianti idrico ed elettrico, pericolo sismico e antincendio, e rifiuto dei genitori di consentire verifiche e trattamenti sanitari obbligatori.

Il padre: “Traumatizzati. Valutiamo il ritorno in Australia”

Nathan, da giorni davanti alla comunità di Vasto per tentare di vedere i figli, ha dichiarato: «Come si fa a strappare via i figli dai propri genitori? Rimarranno traumatizzati».

Ha anche ventilato un’ipotesi estrema: «Prendiamo i passaporti, mia moglie con i bambini tornano in Australia e io resto qui a badare agli animali. Speriamo di no».

La storia della famiglia, che ha scelto da anni una vita off-grid in un casolare privo di utenze, continua a suscitare reazioni contrastanti. Tra chi parla di libertà educativa e chi richiama l’importanza di sicurezza, salute e socialità, la vicenda è ormai diventata uno dei casi più discussi del 2025.

Intanto, il ricorso è in fase di preparazione, mentre si attendono le prossime mosse del Tribunale e del governo.

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