L’intervista concessa al Financial Times dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone – oggi presidente del Comitato militare della NATO – ha acceso un dibattito internazionale. La frase sulla possibilità che l’Alleanza Atlantica possa compiere una “aggressione preventiva” contro la Russia è diventata virale, alimentando interpretazioni politiche e mediatiche molto diverse. Ma qual è il contesto reale delle sue parole? E cosa significa quel passaggio dal punto di vista strategico?
Il contesto dell’intervista al Financial Times

Cavo Dragone stava rispondendo a una domanda relativa ai timori dell’intelligence occidentale secondo cui la Russia potrebbe prendere in considerazione nuove operazioni in Europa orientale nel medio periodo. Il riferimento dell’ammiraglio era alle misure deterrenti previste dalla NATO in caso di minaccia imminente, non a una pianificazione di attacco.
Nell’intervista, la parola “preventiva” viene inserita all’interno del quadro del diritto alla difesa collettiva, uno dei pilastri dell’Alleanza, e non come annuncio di una operazione militare pianificata.
Cosa significa davvero “aggressione preventiva”
Nel linguaggio strategico, l’“azione preventiva” è un concetto controverso che può includere diversi scenari:
- una misura di deterrenza avanzata (rafforzamento dei confini, mobilitazioni, schieramenti);
- un intervento militare anticipato se si ritiene che un attacco sia “imminente e inevitabile”;
- un atto esclusivamente difensivo reso necessario dalla percezione di un pericolo immediato per uno Stato membro.
Nel caso specifico, Cavo Dragone si riferisce alla seconda accezione, ovvero alla possibilità teorica – prevista dalle dottrine NATO – che l’Alleanza risponda prima di essere colpita, se dovessero emergere indizi credibili di un attacco russo.
Nessuna decisione operativa: è una valutazione di scenario
Fonti NATO e analisti occidentali hanno precisato che non esiste alcuna operazione pianificata contro la Russia. La dichiarazione dell’ammiraglio va inserita tra le “analisi prospettiche”, ovvero considerazioni su scenari ipotetici utili alla pianificazione militare.
Al momento non ci sono segnali di una modifica della postura dell’Alleanza: le forze NATO rimangono in funzione deterrente e difensiva, come già stabilito dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 2022.
Il peso del linguaggio: perché la frase ha generato polemiche
Il termine “aggressione preventiva”, tradotto letteralmente, ha avuto un impatto forte nel dibattito italiano. Tuttavia, i vertici dell’Alleanza e il Dipartimento della Difesa USA hanno chiarito che: non si tratta di un cambio dottrinario né di una volontà di aprire un conflitto diretto con Mosca.
Al contrario, la strategia attuale resta orientata a sostenere l’Ucraina, rafforzare il fianco orientale e impedire un’escalation diretta tra NATO e Russia.
La posizione della Russia e il rischio di escalation
Il Cremlino ha definito le parole dell’ammiraglio “ostili”, sostenendo che confermerebbero le ragioni del proprio riarmo. Tuttavia, anche gli analisti russi riconoscono che è improbabile un attacco NATO alla Russia, perché:
- la NATO è una struttura difensiva;
- gli Stati membri non hanno interesse a un conflitto diretto;
- la Russia è una potenza nucleare e un’aggressione comporterebbe rischi incalcolabili.
La questione Ucraina e i negoziati USA-Russia
Le parole dell’ammiraglio giungono mentre circolano indiscrezioni su un possibile canale di dialogo tra Stati Uniti e Russia per esplorare un cessate il fuoco in Ucraina. Il riferimento a scenari estremi va quindi interpretato come parte della retorica della deterrenza, non come un segnale di rottura delle trattative.
In sintesi, la dichiarazione non cambia il quadro strategico: la NATO continua a operare in chiave difensiva, mentre i negoziati esplorativi tra Washington e Mosca rimangono aperti.


















