lunedì, Marzo 10

Bimba Acerra, scatta la denuncia del medico legale: cosa succede

Caso della bimba di Acerra: nuove ombre sull’indagine e la denuncia del medico legale

La tragica vicenda che ha colpito Acerra continua a sollevare molte domande e dubbi. La notte tra il 15 e il 16 febbraio, la piccola Giulia Loffredo, una bambina di soli nove mesi, ha perso la vita in circostanze ancora poco chiare. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata morsa mortalmente dal pitbull di famiglia, presente in casa insieme al padre, Vincenzo Loffredo. Quest’ultimo è attualmente indagato per omicidio colposo e per omessa custodia degli animali. Oltre al pitbull, nell’abitazione era presente anche un meticcio. Stando agli elementi raccolti, l’uomo si sarebbe addormentato profondamente accanto alla figlia dopo aver consumato Cannabis.

Un elemento chiave dell’inchiesta riguarda il pigiamino insanguinato della piccola, rinvenuto dalla polizia all’interno di un sacchetto dell’immondizia. Questo dettaglio ha portato gli inquirenti a ipotizzare che Giulia sia stata cambiata prima di essere trasportata al pronto soccorso. Tuttavia, nuovi sviluppi rendono il caso ancora più complesso: al centro della questione c’è ora una presunta intervista al medico legale incaricato dell’autopsia, trasmessa in televisione ma mai ufficialmente rilasciata dal professionista.

La denuncia del medico legale e il giallo delle dichiarazioni televisive

Il medico legale Maurizio Saliva, incaricato dalla Procura di Nola di effettuare l’autopsia sulla salma della bambina, ha presentato una denuncia-querela presso la Procura di Napoli. La sua azione legale riguarda alcune dichiarazioni che sarebbero state trasmesse in televisione e poi diffuse rapidamente sui social, diventando virali. Tuttavia, secondo quanto riportato dall’ANSA, Saliva ha affermato di non aver mai rilasciato alcuna dichiarazione ai media e di non essere mai entrato in contatto con il giornalista o l’emittente in questione.

L’avvocato del medico legale, Maurizio Capozzo, ha depositato la denuncia sottolineando che il suo assistito ha rispettato rigorosamente il segreto istruttorio, obbligo imprescindibile durante le indagini preliminari. La diffusione di tali dichiarazioni false ha contribuito ad alimentare ulteriormente la confusione e la disinformazione attorno al caso.

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