Il rapper non ha risparmiato critiche allo Stato, commentando: “Se ti occupano casa non puoi farci nulla, ma lo Stato può fare questo con un luogo icona per Milano. Non capirò mai la giustizia italiana”.
Il sostegno dei giornalisti
Il giornalista Michele Serra ha difeso il Leoncavallo dalle pagine di Repubblica, definendolo “un’opportunità per Milano” e accusando di “fascismo” chi ha festeggiato lo sgombero. Serra ha inoltre ricordato come anche altre realtà illegali, come CasaPound, attendano ancora un intervento delle istituzioni.
La controffensiva del governo
Dal canto suo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha rivendicato l’intervento come un atto di ripristino della legalità: “Presto anche lì verrà riportata”. Nel frattempo, i collettivi hanno già avviato una raccolta fondi online per finanziare la “resistenza” e sostenere nuove iniziative. Una scelta che ha suscitato ulteriori polemiche: per i critici, quei soldi dovrebbero servire a pagare un affitto, come fanno i cittadini rispettosi della legge.
Una frattura che divide Milano
La vicenda ha riaperto il dibattito su cosa sia “cultura” e su quali spazi meritino sostegno istituzionale. Per i sostenitori, il Leoncavallo ha rappresentato un crocevia di creatività e aggregazione giovanile. Per i detrattori, è stato soprattutto un simbolo di illegalità tollerata. Lo scontro, però, sembra solo all’inizio: il futuro del centro sociale resta incerto, ma intanto la città è divisa come non mai.