giovedì, Ottobre 30

“Chi hanno indagato”: Fico, la pessima notizia prima delle elezioni

Una notizia inattesa è arrivata nei giorni cruciali prima delle elezioni regionali in Campania e ha acceso un nuovo fronte di polemica politica: Sergio D’Angelo, ex assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli e candidato della lista Avs – che sostiene Roberto Fico alla presidenza della Regione – risulta indagato per manifestazione non autorizzata.

Il diretto interessato lo ha reso noto attraverso i propri canali social, precisando di aver ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini.

Stando a quanto dichiarato da D’Angelo, l’accusa fa riferimento all’organizzazione di eventi pubblici non autorizzati, nell’ambito della vertenza in difesa dei lavoratori della società Gesco, circa un anno fa. Il retroscena ha fornito materiale politico immediato agli avversari del campo progressista e rilanciato questioni delicate sulla trasparenza in campagna elettorale.

La reazione del centrodestra e le accuse al M5S

L’annuncio dell’indagine ha rapidamente generato contraccolpi: il senatore della Fratelli d’Italia, Antonio Iannone – anche commissario regionale del partito in Campania – ha attaccato duramente Fico e il suo movimento: «D’Angelo parla di accuse “inaccettabili” e di coincidenze a poche settimane dal voto – ha dichiarato Iannone –. In sostanza: chi si proclama paladino della legalità oggi insinua che la magistratura venga usata per fini politici». Con ciò, ha chiesto esplicitamente a Fico di chiarire se condivide tale attacco nei confronti della magistratura.

Iannone ha poi sottolineato come quella del candidato di Avs non sia un’operazione isolata: «Il giorno dopo che Giuseppe Conte ha lanciato l’allarme sugli “impresentabili” nel centrodestra, emerge che nella coalizione di Fico e Conte ci sono indagati, rinviati a giudizio e candidati confermati nonostante post inneggianti il nazismo». In particolare, ha citato il caso della candidata della lista Avs – Fatayer – il cui profilo era stato confermato nonostante un vecchio post che – sempre secondo Iannone – inneggiava a Hitler e conteneva offese agli ebrei.

Le implicazioni politiche nella volata elettorale

La pubblicazione dell’avviso di chiusura indagini nei confronti di Sergio D’Angelo assume un rilievo politico rilevante in un momento elettorale così intenso. Per la coalizione che supporta Fico, il rischio è vedere la notizia trasformarsi in un elemento destabilizzante: la campagna rischia di essere dominata non soltanto dalle promesse elettorali, ma anche da questioni giudiziarie e da accuse reciproche tra schieramenti.

Dal canto suo, il candidato D’Angelo ha definito le accuse «senza fondamento» e ha invitato a considerare la tempistica «come una coincidenza politica». Ha inoltre ribadito la propria fiducia nella magistratura e ha dichiarato che collaborerà con gli inquirenti per chiarire la propria posizione. Tuttavia, la narrazione critica del centrodestra è già in pieno sviluppo.

Un forte richiamo all’onestà in campagna

L’intera vicenda richiama ancora una volta il tema della coerenza tra discorso politico e azione concreta. In campagna elettorale, i partiti e i candidati mettono al centro concetti come “legalità”, “trasparenza” e “rinnovamento”. Quando uno dei candidati viene coinvolto in un’indagine, il messaggio rischia di essere messo in discussione: cosa succede quando un soggetto in prima linea su questi valori viene accusato di manifestazioni non autorizzate?

Per gli elettori e per gli analisti, la questione va oltre il singolo caso: si apre un dibattito sulla selezione dei candidati, sulla credibilità delle coalizioni e sull’impatto che notizie giudiziarie – anche prima di un’eventuale sentenza – possono avere sull’orientamento del voto. Nel contesto della Regione Campania, queste dinamiche assumono un peso ancora maggiore, vista la storia amministrativa regionale e le altissime attese nei confronti del prossimo governatore.

La strategia della coalizione di Fico

La campagna di Roberto Fico punta a presentare un progetto di cambiamento e rinnovamento: un modello di governo regionale più trasparente, più attento alle politiche sociali e meno soggetto alle logiche tradizionali. In questo senso, la scelta di Sergio D’Angelo come candidato nelle liste di Avs voleva essere un segnale forte: un esponente con esperienza in ambito sociale e locale.

Tuttavia, con l’avviso di indagine, la strategia rischia di essere messa sotto pressione. D’Angelo, dal canto suo, dovrà gestire non solo la questione processuale, ma anche l’effetto politico e mediatico della vicenda. Per Fico e il suo schieramento, la gestione comunicativa sarà fondamentale: minimizzare i danni, ricondurre la questione al singolo e distaccarsi da eventuali accostamenti più ampi.

Le reazioni e le conseguenze sul voto

Le ore che precedono le elezioni diventano un terreno di analisi per sondare l’impatto di queste notizie sui votanti. In una regione come la Campania, dove le dinamiche locali, i legami personali e le questioni di governance hanno un peso rilevante, un’accusa giudiziaria può trasformarsi in elemento di mobilitazione o di smobilitazione.

Se da un lato D’Angelo potrà appellarsi al principio della presunzione d’innocenza e al fatto che l’indagine non significa condanna, dall’altro lato gli avversari potranno utilizzare le contestazioni per alimentare dubbi sulla serietà della coalizione di Fico. Il fatto che l’attacco sia arrivato da Fratelli d’Italia accentua l’aspetto politico: non si tratta solo di una notizia giudiziaria, ma di un tema che viene subito inserito nella campagna come arma competitiva.

Conclusione: tra morale, legalità e strategia elettorale

La vicenda che coinvolge Sergio D’Angelo rappresenta un esempio di come le dimensioni politica e giudiziaria si intrecciano in una campagna elettorale. In ambienti dove la fiducia dei cittadini è essenziale, anche una semplice notizia di indagine può avere un forte richiamo simbolico: questioni di legalità, trasparenza, credibilità dei candidati e coerenza dei progetti politici emergono con forza.

Per la coalizione guidata da Roberto Fico l’obiettivo rimane quello di mantenere il centro del dibattito sulle proposte per la Regione, sulle politiche sociali, sulla rigenerazione istituzionale. Ma al contempo dovrà affrontare la grande sfida di arginare le conseguenze di un caso come quello di Sergio D’Angelo e di garantire che il messaggio del cambiamento non venga fagocitato da polemiche e sospetti.

In conclusione: l’indagine sull’ex assessore — e candidato — Sergio D’Angelo non è solo una notizia da cronaca giudiziaria. È un elemento potenzialmente decisivo per la campagna regionale in Campania, un banco di prova per la resilienza della coalizione di Fico, e un’occasione di riflessione per gli elettori: quanto contano la legalità e la trasparenza nella scelta dei candidati e quanto la strategia politica sa reagire alle emergenze?

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