Secondo Cucchi, l’idea di “circostanziare” il reato di tortura rischia di minare la giustizia e la tutela dei diritti fondamentali. “Non sono tutti gli agenti ad essere etichettati come torturatori – ha precisato – ma solo coloro che vengono condannati per aver commesso abusi inaccettabili. Tentare di modificare la legge per proteggere questi ultimi significa ignorare le vittime e fare propaganda.”
La senatrice ha poi ricordato alcuni dei casi più gravi di violenza nelle carceri italiane, come quelli avvenuti a Santa Maria Capua Vetere, definendoli “una vergogna nazionale che non può essere dimenticata”. Il suo pensiero va alle vittime di queste violenze e ai magistrati “che lavorano con coraggio, onestà e determinazione per assicurare giustizia”.
Ostellari: “Coinvolgeremo tutte le parti interessate”
Durante la stessa conferenza stampa della Lega, è intervenuto anche Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia, per chiarire che al momento non esiste ancora un testo ufficiale della proposta di modifica. Secondo Ostellari, la priorità sarà quella di coinvolgere tutte le parti interessate – in particolare la polizia penitenziaria – per elaborare un testo che non cancelli il reato di tortura, ma ne precisi meglio l’ambito di applicazione.
L’intenzione dichiarata è quella di “non depotenziare il reato”, ma di evitare che venga usato impropriamente contro agenti che agiscono nel rispetto della legge. Salvini, dal canto suo, ha aggiunto che questa proposta fa parte di un più ampio pacchetto di riforme, incluso il cosiddetto “decreto sicurezza”, volto a rafforzare l’operatività delle forze dell’ordine e a garantire maggiore efficienza nel sistema penitenziario.
Un tema che divide la politica e l’opinione pubblica
La legge sul reato di tortura, introdotta nel 2017 con la legge n.110, è stata il risultato di anni di pressioni da parte di organizzazioni internazionali e associazioni per i diritti umani. Essa rappresenta uno dei pilastri nella tutela della dignità della persona nel contesto penale italiano. Tuttavia, la sua applicazione ha sollevato non poche controversie, anche per via della sua formulazione ritenuta da alcuni ambigua.
L’eventualità di una revisione normativa apre dunque un fronte di scontro tra due visioni contrapposte: da un lato, chi – come Salvini – sostiene la necessità di tutelare le forze dell’ordine da un uso strumentale del reato di tortura; dall’altro, chi – come Ilaria Cucchi – teme che si voglia ridurre la portata di una norma fondamentale per il rispetto dei diritti umani.
Il caso Cucchi come simbolo della battaglia per la giustizia
La vicenda di Stefano Cucchi è diventata, negli anni, un simbolo della lotta contro gli abusi nelle forze dell’ordine. La sua morte, avvenuta nel 2009 in seguito a percosse subite durante la custodia cautelare, ha scosso l’opinione pubblica e ha portato alla luce gravi criticità nel sistema penale e carcerario italiano. Dopo anni di battaglie giudiziarie, la verità è emersa grazie all’impegno della famiglia Cucchi, in particolare della sorella Ilaria, che ha trasformato il dolore personale in una battaglia civile.
Per questo motivo, ogni tentativo di modificare il reato di tortura è vissuto da Ilaria Cucchi come un attacco a quanto conquistato con fatica. “Non possiamo permettere – ha ribadito – che si facciano passi indietro nella tutela delle persone private della libertà.”