Il suo avvocato, Liborio Cataliotti, ha specificato: «Se esistesse un DNA che colleghi i due, sarebbe indiretto, tramite un oggetto comune». Una frase che conferma come la pista genetica sia ancora un terreno complesso e non conclusivo.
Una scena del crimine mai davvero “chiusa”
Questo nuovo dettaglio rimette al centro il problema che da anni inquina il caso Garlasco: la fragilità delle prove raccolte nelle prime ore, la scarsa tutela dei reperti, la presenza di persone non identificate in punti chiave.
Una donna con una borsetta, che cammina tra sangue, impronte e possibili tracce decisive, rappresenta esattamente ciò che mai dovrebbe accadere in un’indagine per omicidio.
L’immagine apre scenari inquietanti su come la scena del delitto fu gestita e su quanto della verità possa essere stato compromesso. Gli esperti lo ripetono da anni: «La scena del crimine di Garlasco è stata contaminata».















