Secondo quanto raccontato, l’oggetto lanciato – compatibile con un attizzatoio – non è stato trovato. Ma il martello sì. E, secondo gli avvocati della famiglia Poggi, proprio un martello è l’unico oggetto risultato mancante dalla casa di Chiara dopo il delitto. Un dettaglio da sempre rimasto sullo sfondo, ma che ora assume un nuovo peso.
Un’indagine che torna a interrogare il passato
Il canale dragato si estende per circa 1,2 km, ma le ricerche si sono concentrate su 300 metri, proprio nel tratto compreso tra alcune abitazioni private. A essere passato al setaccio è stato anche il tratto che costeggia l’area dove vive la famiglia Cappa da generazioni. La Procura mantiene il massimo riserbo, ma fonti investigative parlano di un ritrovamento «potenzialmente interessante» e di altri oggetti sequestrati che saranno esaminati per valutarne la compatibilità con le ferite riportate da Chiara Poggi, uccisa con un’arma contundente mai trovata.
Chi sono le gemelle Cappa
Stefania e Paola Cappa
sono state per anni una presenza laterale ma costante nel racconto del caso Garlasco. Cugine di Chiara, coetanee, molto presenti nei giorni successivi all’omicidio, furono anche tra le prime persone a recarsi nella villetta dopo il ritrovamento del corpo. Alcuni testimoni, nel tempo, hanno riportato comportamenti considerati strani o frasi ambigue. Ma le due ragazze non sono mai state indagate formalmente. Ora, però, il testimone ascoltato da “Le Iene” afferma di aver visto proprio una di loro gettare un oggetto metallico nel canale di Tromello. Se si trattasse dello stesso punto del ritrovamento del martello, la coincidenza sarebbe inquietante.
La nuova indagine su Andrea Sempio e il nodo Stasi
L’inchiesta attuale, riaperta dalla Procura di Pavia, vede Andrea Sempio – amico del fratello della vittima – indagato per omicidio in concorso. A casa sua, dei genitori e di due amici sono state condotte perquisizioni informatiche, nel tentativo di ricostruire alibi, movimenti e eventuali elementi digitali legati al delitto.
Intanto, la figura di Alberto Stasi torna nell’ombra. Condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni per l’omicidio della fidanzata, Stasi oggi è in semilibertà e lavora come centralinista. Ma se il martello fosse riconosciuto come arma compatibile e collegato a un nuovo sospettato, potrebbe riaprirsi uno spiraglio sulla sua possibile innocenza. Una pista che richiederebbe la revisione del processo, un evento rarissimo ma non impossibile.
Le prossime mosse
Il martello sarà sottoposto a analisi scientifiche: rilievi biologici, esami delle fibre, impronte latenti. Solo così sarà possibile capire se si tratta davvero dell’arma del delitto. La Procura di Pavia, che ha disposto il sequestro degli oggetti, invita alla massima cautela, ma ammette che la nuova pista va approfondita con attenzione.
Intanto, cresce l’attesa per la puntata di “Le Iene” del prossimo 20 maggio, in cui verrà mandato in onda il video completo del supertestimone. Una testimonianza che potrebbe cambiare per sempre la narrazione del caso Chiara Poggi, e riportare al centro dell’inchiesta figure rimaste finora nell’ombra.