Proprio per questo, ciò che rimane ha un valore altissimo, e ogni traccia potrebbe fare la differenza tra una conferma o una revisione della verità giudiziaria emersa finora. Gli esperti si stanno dunque concentrando su ciò che è ancora analizzabile, in un clima di grande attenzione e aspettative.
Prime operazioni: sorpresa sulle superfici d’analisi
Nel corso del primo giorno di lavoro, come riferito da Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, è stato effettuato il campionamento di circa metà delle impronte digitali presenti nei materiali in esame. Il restante delle tracce sarà oggetto di analisi nella successiva seduta, fissata per giovedì 19 giugno.
Un elemento inatteso emerso sin dalle prime fasi è legato al tipo di supporto su cui sono state trovate le impronte. Si riteneva inizialmente che le tracce fossero presenti su 35 fascette para-adesive, considerate elementi centrali nelle analisi. Tuttavia, le impronte risultano in realtà raccolte su fogli di acetato trasparente, materiali più fragili e meno adatti alla conservazione nel lungo periodo. Nonostante ciò, secondo Capra, le impronte risultano ancora leggibili e analizzabili, un aspetto essenziale per proseguire con efficacia il lavoro.
La traccia 10: nessuna presenza di sangue
Tra tutte le impronte oggetto di riesame, particolare attenzione è rivolta alla cosiddetta “traccia 10”, scoperta nel 2007 sulla parte interna della porta d’ingresso della villetta in cui avvenne l’omicidio. Questa impronta non è mai stata attribuita con certezza a nessuna persona coinvolta nel caso e rappresenta un enigma investigativo rimasto irrisolto.
L’ultimo riscontro, però, sembra escludere definitivamente questa traccia dalla scena del crimine: l’assenza totale di sangue sulla superficie farebbe pensare che non appartenga all’assassino, considerando la ricostruzione secondo cui l’omicida avrebbe lasciato l’abitazione senza essersi lavato le mani, ancora sporche di sangue. Proprio per questo motivo, la difesa di Alberto Stasi ha chiesto di ripetere l’analisi della traccia, nella speranza di ottenere un risultato che possa aprire nuove prospettive difensive.
L’impronta 33 e l’enigma dell’intonaco
Altro punto cardine di questa fase investigativa è rappresentato dall’impronta 33, rilevata sulla parete destra della scala interna della villetta, nei pressi del punto in cui fu ritrovato il corpo di Chiara Poggi. Questa traccia, rimasta per anni avvolta nel mistero, è stata solo recentemente collegata ad Andrea Sempio, un amico della vittima.
Ciò nonostante, anche in questo caso emergono dettagli di rilievo: gli esperti hanno confermato che sulla superficie analizzata non è presente intonaco. Questo fatto può mettere in discussione la solidità e la collocazione temporale dell’impronta, sollevando interrogativi sulla reale dinamica degli eventi e sulla possibilità che questa traccia risalga a un momento precedente all’omicidio.
Prossimi sviluppi e l’attesa per l’udienza del 24 ottobre
Il percorso dell’incidente probatorio continuerà nelle prossime settimane, con l’obiettivo di completare l’elenco dettagliato di tutti i reperti ancora utilizzabili, inclusi alcuni oggetti provenienti dai rifiuti e già analizzati in passato. In un caso che ha attraversato fasi processuali complesse, con ribaltamenti giudiziari e battaglie legali durate anni, ogni singola evidenza può diventare cruciale.
L’attenzione ora si sposta verso l’udienza prevista per il 24 ottobre, quando i periti presenteranno le loro relazioni finali al giudice. Sarà un momento decisivo per comprendere se queste nuove indagini riusciranno a modificare – o rafforzare – la verità processuale che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi.
La speranza, condivisa da tutti, è che la giustizia possa finalmente fare piena luce su una vicenda che, a distanza di quasi vent’anni, continua a interrogare la coscienza collettiva del Paese.