In un’intervista che ha immediatamente fatto il giro del web e acceso il dibattito politico, il politico ha rivolto una durissima critica al governo guidato da Giorgia Meloni e, in particolare, al leader della Lega, Matteo Salvini.
Durante la trasmissione Tagadà in onda su La7, il fondatore di Azione non ha risparmiato nessuno: dal centrodestra al centrosinistra, dagli attuali ministri agli stessi elettori italiani, accusati apertamente di essere complici del disastro politico per la loro persistente fiducia nei confronti di chi non mantiene le promesse elettorali.
Uno sfogo senza filtri in diretta televisiva
Calenda ha iniziato il suo intervento con una frase provocatoria e apparentemente autoironica: “Sono io quello sbagliato”. Ma bastava poco per capire che si trattava dell’introduzione a una feroce requisitoria. Il politico romano ha messo in discussione la coerenza tra ciò che i partiti promettono in campagna elettorale e ciò che poi realizzano una volta arrivati al governo. E non si è limitato ad accusare i leader, ma ha puntato il dito anche contro gli elettori: “Questi avevano detto che avrebbero aumentato le pensioni, tolto le accise sulla benzina, abolito i dazi interni. E cosa hanno fatto? L’esatto contrario. E sapete una cosa? Hanno anche ragione. Perché tanto continuate a votarli come degli imbecilli”.
La conduttrice lo incalza, lui rincara la dose
Tiziana Panella, conduttrice della trasmissione, ha tentato di riportare Calenda su binari più moderati, chiedendogli se stesse davvero dando degli “imbecilli” agli elettori. Ma l’ex ministro dello Sviluppo Economico non ha fatto marcia indietro. Anzi, ha colto l’occasione per rafforzare la sua tesi: “Tutti si lamentano della politica, ma poi votano sempre gli stessi. In un mondo normale, se uno ti promette di togliere le accise e poi non lo fa, la volta dopo non lo voti più. Ma qui no. Qui funziona come a X-Factor, dove si vota per simpatia, per appartenenza, per pancia, non per razionalità”.
Critiche alla cultura politica italiana
Il leader di Azione ha poi toccato un nervo scoperto della democrazia italiana: la mancanza di responsabilità e consapevolezza politica tra gli elettori. “In Italia votare è diventato uno spettacolo – ha detto – una gara di popolarità. Non si guarda alla coerenza, ai risultati o alla competenza, ma a chi urla di più, a chi sa cavalcare meglio la rabbia e la frustrazione della gente”.
Queste parole, cariche di sarcasmo ma anche di amarezza, riflettono una crescente disillusione verso l’intero sistema politico. Calenda ha interpretato il ruolo del “cittadino arrabbiato”, ma con la consapevolezza di chi ha avuto incarichi di governo e conosce le dinamiche interne della macchina statale.
Satira e imitazioni: l’arte della provocazione
Durante l’intervista, Calenda non ha mancato di utilizzare l’arma della satira. Con tono teatrale e accento marcatamente romanesco, ha imitato l’elettore medio, sia di destra che di sinistra, ironizzando sulle loro aspettative e sulla facilità con cui vengono traditi senza reagire. “Ve l’hanno detto che avrebbero eliminato le accise? E allora? Ci credete ancora? Ma siete seri?”, ha domandato retoricamente, accompagnando le parole con gesti plateali.