Le origini: da Napoli a Torino, passando per gli studi giuridici
Nato a Napoli il 13 settembre 1928, Grande Stevens ha trascorso la sua giovinezza nel capoluogo campano, dove ha frequentato il liceo classico e poi si è laureato in Giurisprudenza all’Università Federico II nel 1951. Fin da giovane mostrò una mente acuta e un talento naturale per il diritto. Dopo il praticantato presso Francesco Barra Caracciolo di Basciano, nel 1954 ottenne l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati, dando inizio a una carriera che lo avrebbe portato ai vertici del potere economico italiano.
Il legame con Gianni Agnelli: l’inizio di un sodalizio storico
Trasferitosi a Torino, Franzo Grande Stevens incontrò Gianni Agnelli, l’industriale simbolo della Fiat e dell’Italia del dopoguerra. Fu proprio Agnelli a volerlo come suo consulente legale personale, affidandogli questioni di altissimo profilo. Questo sodalizio professionale si trasformò anche in una solida amicizia. Grande Stevens divenne presto il consigliere fidato della famiglia Agnelli, seguendo tutte le più delicate vicende societarie della Fiat e dei suoi rami industriali e finanziari..
Un protagonista silenzioso dell’economia italiana
Oltre a seguire le vicende legate alla Fiat, Grande Stevens ricoprì incarichi nei consigli di amministrazione di alcune tra le più importanti realtà italiane: Toro Assicurazioni, CIGA Hotels, Compagnia di San Paolo, IFIL, RCS MediaGroup, e molte altre. Il suo nome è stato spesso associato a strategie aziendali decisive, che hanno influenzato il tessuto industriale italiano per decenni. Per molti era una sorta di regista discreto ma decisivo della finanza tricolore.
Difensore nei grandi processi e custode del diritto
Negli anni ’70, durante il periodo più difficile per la giustizia italiana, fu difensore d’ufficio nel processo ai vertici delle Brigate Rosse, al fianco di Fulvio Croce, presidente dell’Ordine degli Avvocati assassinato nel 1977. Un impegno che lo segnò profondamente e che raccontò nel libro “Vita d’un avvocato”, pubblicato nel 2000. Questo episodio lo consacrò anche come figura morale del diritto, oltre che come tecnico eccellente.
L’esperienza alla Juventus: tra successi e polemiche
Grande Stevens fu anche presidente della Juventus, dal 2003 al 2006, subentrando a Vittorio Caissotti di Chiusano. Il suo mandato fu segnato da un periodo molto delicato: l’esplosione dello scandalo Calciopoli. Durante la crisi, fu lui a traghettare il club bianconero fino all’avvento della nuova dirigenza con Giovanni Cobolli Gigli. Scelte come la rinuncia al ricorso per la retrocessione in Serie B sono ancora oggi discusse tra i tifosi juventini, ma testimoniano la sua volontà di proteggere l’immagine del club, anche nei momenti più bui.
Le vicende giudiziarie: lo scandalo dell’equity swap
Nel 2009 Grande Stevens finì al centro di un processo per aggiotaggio informativo, insieme a Gianluigi Gabetti e Virgilio Marrone, per un’operazione di equity swap avvenuta nel 2005 tra IFIL e Exor (ex IFI) per il controllo della Fiat. Condannato in primo grado nel 2013 a 1 anno e 4 mesi, la sentenza venne successivamente annullata per prescrizione. Il caso suscitò grande clamore, anche perché la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo segnalò la violazione del principio del “ne bis in idem”, ovvero il divieto di essere giudicati due volte per lo stesso fatto.
La sfera personale: famiglia, lingua e cultura
Grande Stevens era sposato dal 1954 ed era padre di Riccardo e altri figli, tra cui Cristina, oggi a capo dello studio legale di famiglia. In un’intervista del 2018 si definì “un torinese nato a Napoli”, sottolineando l’amore per la lingua piemontese e per la città che lo aveva adottato. Il suo impegno culturale si estese anche alla difesa delle tradizioni locali, alla scrittura e alla promozione del diritto come valore sociale.
L’amicizia con Sergio Marchionne
Un altro importante rapporto della sua vita fu quello con Sergio Marchionne, l’uomo che ha risollevato le sorti di Fiat portandola a fondersi con Chrysler. Dopo la morte di Marchionne nel 2018, Grande Stevens confessò di averlo sospettato malato già da tempo, a causa del suo aspetto provato e della dipendenza dal fumo. Il rispetto e l’affetto tra i due erano noti, e il loro legame simboleggia il passaggio tra due epoche dell’industria italiana.
Le reazioni alla scomparsa: cordoglio da Torino e dal mondo legale
Alla notizia della sua morte, numerosi esponenti della politica, della finanza e dello sport hanno espresso il proprio cordoglio. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, lo ha ricordato come “una mente brillante, figura di riferimento nella storia giuridica, economica e culturale della città”. La sua scomparsa rappresenta la fine di un’epoca per la Torino degli Agnelli e per l’Italia intera.
Un’eredità che va oltre il diritto
Franzo Grande Stevens non è stato solo un grande avvocato. È stato un protagonista del Novecento italiano, un uomo che ha saputo muoversi con intelligenza nei mondi complessi del potere, della finanza, della giustizia e dello sport. Il suo stile sobrio, l’approccio rigoroso, ma anche la passione per la cultura e la lingua piemontese lo rendono una figura difficile da replicare. Con la sua morte, si chiude una pagina importante della storia italiana.