lunedì, Dicembre 8

Leva obbligatoria: i sondaggi raccontati male. Cosa dicono davvero gli italiani

Negli ultimi giorni il dibattito pubblico sulla reintroduzione della leva obbligatoria è stato travolto da una pioggia di titoli sensazionalistici. Quotidiani nazionali come La Stampa e Il Sole 24 Ore hanno pubblicato rilevazioni che sembrano indicare una maggioranza di italiani favorevoli alla proposta avanzata dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Ma, guardando i dati, la realtà è decisamente più complessa.

Titoli che raccontano una storia, dati che ne raccontano un’altra

Il 5 dicembre, durante il programma L’Aria che tira su La7, viene presentato un sondaggio di Izi Spa. Lo stesso giorno La Stampa lo rilancia con un titolo chiaro e diretto: “Un italiano su due vuole la leva obbligatoria. E il 65% la chiede anche per le donne”.

Peccato che nel testo dell’articolo il quotidiano affermi l’esatto contrario: “La maggioranza degli italiani resta contraria alla leva militare obbligatoria”. Il dato reale? Solo il 47% è favorevole, quindi meno di uno su due. Un primo paradosso che mostra come i titoli tendano a semplificare e distorcere.

Il problema delle note metodologiche (che non ci sono)

Per interpretare correttamente un sondaggio servono informazioni chiare: quanti sono gli intervistati, come sono stati scelti, quali fasce d’età sono rappresentate. La legge impone che queste informazioni siano sempre rese pubbliche.

La Stampa non pubblica alcuna nota metodologica. Nessuna indicazione su età, genere, modalità di intervista. Nemmeno il sito di Izi Spa riporta dettagli. Eppure, la composizione del campione è fondamentale per capire se chi si dice favorevole alla leva sono i giovani — gli unici davvero coinvolti — o fasce d’età che quella caserma non la vedranno mai più. Vediamo tutto nel dettaglio nella prossima pagina.

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