domenica, Agosto 3

Meloni replica a Monsignor Perego: «Subdoli sono altri comportamenti». Scontro con la Cei sui migranti

In un’intervista concessa al Corriere della Sera, Meloni ha respinto al mittente le accuse, contestando apertamente l’uso del termine “subdolo” da parte di Mons. Perego: «La politica migratoria del Governo non è subdola. Perché, vocabolario alla mano, è subdolo chi maschera con altre apparenze intenti non lodevoli. Noi non mascheriamo nulla. L’obiettivo è combattere le organizzazioni criminali che trafficano esseri umani e far rispettare le leggi dello Stato italiano. E questi sono intenti che consideriamo lodevoli».

Meloni ha poi rilanciato: «Subdoli sono ben altri comportamenti. Quindi respingo con fermezza le accuse e consiglio a Mons. Perego maggiore prudenza nell’uso delle parole».

Lo scontro con la Cei si allarga

Il botta e risposta segna un nuovo capitolo nelle tensioni tra il governo e alcune voci della gerarchia ecclesiastica. Già in passato la Cei aveva espresso perplessità sulle scelte del governo in materia di immigrazione, ma la sentenza della Corte europea – e soprattutto la strategia italiana dei “centri offshore” – ha acuito le distanze.

Per il Governo, l’accordo con l’Albania rappresentava una svolta nel contenimento dell’immigrazione illegale, ma per la Corte e per la fondazione Migrantes, la misura non garantisce i diritti fondamentali dei richiedenti asilo.

Dietro al confronto semantico sul termine “subdolo” si cela uno scontro molto più ampio: quello tra una visione pragmatica e securitaria della gestione migratoria, portata avanti da Palazzo Chigi, e una visione fondata sulla solidarietà e sull’accoglienza, promossa da una parte della Chiesa italiana.

Un scontro simbolico, ma dalle conseguenze politiche tangibili: Meloni non intende arretrare, consapevole che il tema migranti resta centrale nel suo consenso elettorale. Ma la contrapposizione con una parte del mondo cattolico rischia di aprire nuove fratture nell’elettorato conservatore di ispirazione cristiana.

Nel frattempo, la questione dei centri in Albania resta aperta: il Governo potrebbe dover rinunciare o rinegoziare l’accordo alla luce della decisione della Corte UE. E le tensioni con la Chiesa, a giudicare dal tono della premier, sono tutt’altro che sopite.

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