Meloni ha poi criticato duramente le politiche verdi europee, accusandole di aver causato danni economici senza portare reali benefici ambientali:
“Fondamentale per la competitività dell’intero sistema produttivo europeo è avere il coraggio di contestare e correggere un approccio ideologico alla transizione energetica. Un approccio che ha procurato danni enormi alla sostenibilità economica e sociale delle nostre società, senza peraltro produrre i vantaggi ambientali decantati.”
“L’elettrico imposto è un errore. L’industria non si comanda per legge”
Non manca un attacco alla scelta europea di puntare tutto sull’elettrico:
“Una tecnologia non si cambia per norma. Solo chi non ha mai messo piede in un capannone può pensare di farlo.”
La premier accusa le istituzioni europee di aver imposto dall’alto un modello industriale che ha favorito la Cina e penalizzato l’Europa:
“Imporre l’elettrico come unica strada per la mobilità del futuro ha favorito intere filiere produttive esterne, mentre ha penalizzato le nostre. Qualcuno ha deliberatamente scelto di perseguire prodotti fuori mercato per inseguire, contro ogni logica, scelte nemiche dell’industria europea.”
“Tutti si dissociano, ma quelle scelte hanno nomi e cognomi”
La chiusura dell’intervento è un atto d’accusa verso le classi dirigenti europee:
“Il punto è che oggi tutti disconoscono la paternità di quelle scelte. Ma quelle scelte hanno nomi e cognomi precisi.”
Secondo Meloni, è tempo che l’Europa smetta di inseguire sogni ideologici e torni a confrontarsi con la realtà produttiva:
“Serve coraggio per rivedere i dogmi, rompere con i fallimenti e tornare a investire nella competitività industriale vera, fatta di lavoro, manifattura, impresa e innovazione.”