«Questo episodio è il segno evidente – ha spiegato Acerra – di quanto un utilizzo inqualificabile dei social possa portare a esiti drammatici. Alcuni contenuti, specie se riguardano minorenni, non dovrebbero nemmeno essere pensati, figuriamoci pubblicati».
Un gesto che non resta impunito
Il docente in questione, identificato come Stefano Addeo, è già finito sotto la lente d’ingrandimento del Ministero dell’Istruzione. Dopo aver scritto post gravemente offensivi, non solo contro la figlia di Meloni, ma anche contro altri esponenti politici e i loro figli, ha provato a rimediare pubblicamente. Ma le sue scuse non bastano a fermare le indagini disciplinari in corso.
Nel frattempo, la presidente del Consiglio ha ricevuto la solidarietà di molti personaggi del mondo istituzionale e sportivo, tra cui l’olimpionica Manuela Di Centa, che l’ha abbracciata pubblicamente durante le celebrazioni del 2 giugno, rivolgendole un pensiero proprio per la piccola Ginevra: «Un abbraccio grande per la tua bimba».
Educatori sotto esame: il dovere dell’esempio
Il caso solleva una riflessione più ampia sul ruolo degli educatori nel mondo digitale. In un’epoca in cui i social rappresentano una piazza pubblica globale, chi insegna – sostiene Acerra – «non può permettersi leggerezze». L’episodio sarà quindi trattato con la massima attenzione, anche per evitare il ripetersi di comportamenti simili in futuro.
Il messaggio è chiaro: chi educa ha il dovere di proteggere, non ferire. E chi usa le parole come armi, soprattutto contro bambini, deve essere chiamato alle proprie responsabilità.