Ossa ritrovate al San Camillo di Roma: nuova pista nel caso Emanuela Orlandi?
Il ritrovamento misterioso all’ospedale San Camillo
Nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione all’interno del padiglione Monaldi, una struttura in disuso del noto ospedale San Camillo di Roma, è avvenuto un ritrovamento che potrebbe rivelarsi di grande rilevanza. Gli operai, mentre operavano nella zona dell’ascensore, si sono imbattuti in resti umani nascosti tra materiali di risulta.
L’area è stata immediatamente posta sotto sequestro dalle forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del Nucleo Investigativo e il personale di medicina legale, che hanno avviato le prime analisi sui resti scheletrici. Gli inquirenti stanno cercando di capire se i frammenti appartengano a un uomo o a una donna, e soprattutto da quanto tempo si trovino lì.
Le ossa potrebbero risalire a diversi decenni fa
Le prime analisi preliminari saranno fondamentali per stabilire l’età dei resti e il sesso della persona a cui appartenevano. In base a questi dati, sarà possibile decidere se procedere con l’analisi del DNA. Questo tipo di esame potrebbe aprire nuovi scenari, soprattutto se si dovesse rivelare compatibile con casi di sparizione mai risolti.
Tra questi, uno in particolare ritorna alla mente di molti: la scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza cittadina vaticana svanita nel nulla il 22 giugno del 1983. Il suo profilo genetico è conservato da anni presso la Procura di Roma ed è già stato confrontato in passato con altri ritrovamenti simili.
Il legame ipotetico con il caso Orlandi
Ogni volta che emergono nuovi reperti scheletrici nella Capitale, il pensiero collettivo corre immediatamente a Emanuela Orlandi. Non è solo una suggestione: nel corso degli anni, varie testimonianze e indagini hanno accennato a possibili collegamenti tra la scomparsa della ragazza e ambienti romani legati alla criminalità organizzata.
Uno dei riferimenti più noti è quello di Sabrina Minardi, ex compagna del boss Enrico De Pedis, affiliato alla Banda della Magliana. La donna, nel 2008, raccontò agli inquirenti che Emanuela fu tenuta nascosta per un periodo proprio nella zona di Monteverde, in un appartamento connesso — secondo la sua testimonianza — anche ai sotterranei dell’ospedale San Camillo.