domenica, Giugno 8

Simone Leoni contro Vannacci (e suo padre): bufera in Forza Italia Giovani

Leoni ha condannato un certo tipo di retorica che, a suo dire, riduce i diritti delle persone a slogan divisivi buoni solo per vendere qualche copia in più. «Che i bambini disabili vanno separati dagli altri, che chi ha la pelle nera non è italiano, che chi è gay non è normale» sono le frasi che Leoni attribuisce indirettamente al “generale della discordia per mero calcolo politico”.

Una presa di posizione frontale, tanto più incisiva perché proveniente non dall’opposizione, ma da un alleato. La replica di Vannacci non si è fatta attendere, ma si è limitata a una battuta tagliente su Facebook: «L’unico Leoni che conosco era un verduraio».

L’intervento del padre: «Non sei degno di spolverargli gli anfibi»

Se queste parole potevano sembrare il culmine della polemica, quello che è successo subito dopo ha sorpreso tutti. È stato il padre di Simone, Silvio Leoni, a pubblicare sul quotidiano Il Tempo una lettera durissima in difesa del generale Vannacci. L’uomo, che sostiene di aver conosciuto il militare durante una missione in Somalia, ha attaccato il figlio in modo spietato: «Sei stato sleale accoltellando alle spalle un alleato», ha scritto, accusandolo di aver «addebitato, falsamente, pensieri contro disabili, gay e neri».

Ma il passaggio più violento è arrivato in chiusura: «Tu non sei degno, Simone, neanche di spolverare gli anfibi al Generale Vannacci». Un attacco personale che ha immediatamente generato reazioni politiche, tra cui quella di Matteo Salvini, che ha dichiarato di «sottoscrivere parola per parola il commento del papà».

La risposta di Simone Leoni: «Non ho condiviso nulla con lui»

Il generale Vannacci ha rincarato la dose, commentando con toni paternalistici: «Da padre la ringrazio per le sue parole e mi rendo conto quanto possa esserle pesato esprimersi apertamente sulla vicenda». Tuttavia, le parole di Simone Leoni non si sono fatte attendere. Affidandosi ai social, ha replicato con un messaggio dai toni fermi ma sereni:

«Pur avendo sofferto molto, ancora oggi non provo rancore per Silvio Leoni, con il quale non ho condiviso nulla dei miei 24 anni di vita. E lo perdono per avermi attaccato senza conoscere davvero me e i miei valori».

Poi ha proseguito: «Sono cresciuto senza di lui, ma con l’amore di una famiglia che mi ha voluto bene e che mi ha insegnato i valori cristiani del rispetto, della dignità e della centralità della persona. Vado avanti a testa alta, con la forza delle mie idee. Sempre da uomo libero».

Solidarietà politica da FI e non solo

Parole che hanno suscitato una valanga di reazioni nel mondo politico, in primis all’interno di Forza Italia. Il deputato Stefano Benigni, che ha preceduto Leoni alla guida dei giovani forzisti, ha scritto: «Simone, continua così. Vai avanti a testa alta e senza paura. Difendi sempre le tue idee».

 

Anche da ambienti esterni al partito sono arrivati messaggi di solidarietà: tra questi, quelli di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che da Italia Viva hanno espresso il proprio appoggio a Leoni, sottolineando l’importanza di portare avanti una politica più inclusiva, rispettosa delle differenze e incentrata sulla persona.

Chi è Silvio Leoni

Silvio Leoni è una figura con un solido background sia nel mondo militare che in quello del giornalismo. Ex paracadutista della brigata Folgore, ha partecipato alla missione italiana in Somalia nel 1993. Ha spesso espresso con fierezza la sua appartenenza alle Forze Armate.

Parallelamente alla carriera militare, ha lavorato anche come giornalista, dedicandosi soprattutto ai reportage di guerra. Ha collaborato con varie testate, tra cui Il Tempo, firmando articoli d’inchiesta su tematiche legate al terrorismo e ai conflitti internazionali.

Un conflitto generazionale che scuote la destra

In un tempo in cui la fedeltà alle dinamiche di partito sembra spesso prevalere sulla coerenza ideale, il caso di Simone Leoni pone un interrogativo non banale sul significato di leadership giovanile e di libertà politica. E soprattutto, dimostra come, in certi casi, le battaglie più difficili non si combattano in Parlamento, ma all’interno delle mura domestiche.

Continua a leggere per scoprire maggiori dettagli.