L’avvocato evidenzia un punto decisivo: la mancanza totale di collaborazione
da parte della coppia Trevillion-Birmingham. I genitori hanno rifiutato ogni soluzione proposta, inclusi gli alloggi alternativi messi a disposizione e i lavori gratuiti offerti da un’impresa per rendere abitabile il casolare.
Inoltre, secondo gli atti citati da Meliti, la coppia avrebbe persino subordinato gli accertamenti sanitari sui figli a una richiesta di denaro, un comportamento definito «oppositivo, se non ostile».
“I diritti dei bambini sono indisponibili”
L’esperto ricorda che la convivenza sociale impone regole condivise e che, soprattutto quando si parla di minori, i loro diritti sono “non negoziabili”. Per questo, scelte educative radicali, o modelli di vita non convenzionali, «non possono mai andare a discapito della loro integrità fisica, psicologica e della loro crescita relazionale».
«I genitori non sono padroni dei figli», ribadisce Meliti. «Hanno l’amore, ma non hanno il diritto di negare ai bambini strumenti essenziali per affrontare la complessità della società».
“L’allontanamento è sempre extrema ratio”
Meliti riconosce che separare i figli dai genitori è una misura drammatica e che lo Stato dovrebbe sempre tentare prima ogni forma di sostegno alla famiglia. Ma nel caso specifico – spiega – «l’indisponibilità totale dei genitori a ogni compromesso» ha reso inevitabile l’intervento del Tribunale.
Per l’avvocato, lo stile di vita alternativo non è di per sé segno di negligenza, ma «diventa un problema quando si pone in contrasto evidente con gli interessi dei minori», come stabilito dall’ordinamento e confermato dagli atti processuali.


















