Il governo ucraino ha ribadito con fermezza la propria posizione: le ricchezze del sottosuolo devono servire allo sviluppo del Paese e non a pagare un “debito di guerra”. Dopo ore di negoziati tesi, si è arrivati a un compromesso che ha sbloccato la situazione e reso possibile la firma.
Il fondo congiunto e la clausola strategica
Il testo definitivo dell’accordo prevede la creazione di un fondo economico congiunto Ucraina-Stati Uniti, dove confluirà il 50% dei ricavi derivanti dalle concessioni minerarie. Questo fondo sarà utilizzato per finanziare nuove forniture militari a favore dell’Ucraina e per progetti di ricostruzione infrastrutturale, ma non potrà essere impiegato retroattivamente per ripagare forniture precedenti. Questo dettaglio è cruciale: segna la trasformazione dell’accordo da semplice compensazione economica a una vera alleanza evolutiva basata su interessi strategici comuni.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’accordo “una visione che guarda al futuro”, sottolineando come questa intesa rappresenti un’opportunità per l’Ucraina di rafforzare la propria sicurezza senza dover sacrificare la sua indipendenza economica.
Le risorse strategiche: non solo terre rare
L’accordo comprende l’estrazione e lo sfruttamento di venti minerali critici, tra cui litio, titanio, manganese, grafite e uranio. Queste materie prime sono fondamentali per la produzione di batterie, componenti aerospaziali e tecnologie green legate alla transizione energetica. Un elemento chiave emerso nel comunicato finale, pubblicato da Bloomberg, è l’aggiunta di idrocarburi e gas tra le risorse contemplate, sebbene inizialmente non presenti nella bozza preliminare.
Secondo fonti interne al governo ucraino, l’inclusione di questi elementi sarebbe stata accettata da Zelensky per garantire un pacchetto complessivo più solido e convincente, che potesse attirare investimenti immediati e strutturati.
Sovranità industriale: estrazione e lavorazione in Ucraina
Uno dei punti più rilevanti per Kiev riguarda il controllo del ciclo produttivo. Gli Stati Uniti avranno un diritto di prelazione sulle concessioni minerarie, ma tutte le attività industriali — dall’estrazione alla lavorazione, fino alla logistica — si svolgeranno sul territorio ucraino. Questo garantisce all’Ucraina non solo benefici economici diretti, ma anche lo sviluppo di know-how, posti di lavoro e capacità industriali strategiche. Si tratta di un passo importante verso la costruzione di una sovranità economica reale, e non solo formale.
Nessun ostacolo al cammino europeo
Un altro aspetto fondamentale delle trattative ha riguardato la compatibilità dell’accordo con il percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Nelle prime bozze, gli esperti di Kiev avevano individuato alcune clausole che avrebbero potuto entrare in conflitto con la normativa comunitaria. Tuttavia, grazie all’intervento diretto della ministra dell’Economia Yulia Svyrydenko, queste clausole sono state eliminate. Ora, l’intesa è perfettamente in linea con i criteri di Bruxelles e viene addirittura presentata come uno strumento per rafforzare la posizione negoziale dell’Ucraina nei confronti dell’UE.
Il ruolo decisivo dell’incontro segreto a Roma
Sebbene i negoziati formali si siano svolti a Washington e Kiev, la svolta decisiva è avvenuta a Roma, durante un incontro riservato tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. In quell’occasione, il presidente ucraino ha ribadito la disponibilità a firmare l’accordo solo se le condizioni fossero rimaste “eque e simmetriche”, mettendo in chiaro che Kiev non avrebbe accettato imposizioni unilaterali da parte americana. Il confronto diretto ha permesso di sbloccare le ultime resistenze e portare alla firma definitiva.
Il passato che ritorna: il Memorandum di Budapest
Nelle bozze intermedie era apparso un riferimento al Memorandum di Budapest del 1994, con cui l’Ucraina rinunciò al suo arsenale nucleare in cambio di vaghe garanzie di sicurezza poi tradite. Sebbene il riferimento sia stato rimosso nella versione finale dell’accordo, il messaggio politico rimane chiaro: Kiev vuole garanzie concrete e tangibili, non promesse vuote. In quest’ottica, il fondo economico rappresenta un primo, importante passo verso una stabilità basata su interessi reciproci e benefici condivisi.
Un nuovo equilibrio geopolitico: l’inizio di una rinascita
Questo accordo, pur non ponendo fine al conflitto in corso con la Russia, cambia profondamente lo scenario geopolitico. Per la prima volta, gli Stati Uniti accettano una partnership alla pari con l’Ucraina, rinunciando a imporre condizioni unilaterali. È un riconoscimento dell’importanza strategica di Kiev e un segnale forte a Mosca.
Per l’Ucraina, è una dimostrazione di forza diplomatica e di autonomia decisionale: ha ottenuto ciò che voleva senza cedere sui principi fondamentali. Il futuro del Paese, ora, appare meno incerto e più ricco di opportunità. Dalle ceneri della guerra, l’Ucraina inizia a costruire non solo la propria sopravvivenza, ma una vera rinascita industriale e politica.