Il clima si infiamma quando Sala attacca il consigliere Enrico Marcora (FdI), autore di un post satirico che lo ritraeva in versione “galeotto”: «Ho segnalato il suo gesto ai presidenti di Camera e Senato. Se farà carriera, vorrà dire che il rispetto è morto». Le parole scatenano urla, accuse e proteste dai banchi di Fratelli d’Italia, costringendo la presidenza a minacciare la sospensione della seduta.
Tancredi si dimette tra applausi
Alle 17.12 arriva la notizia più attesa: Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana e figura chiave nella gestione delle politiche urbanistiche, annuncia le dimissioni. «Decisione sofferta, ma necessaria», spiega, aggiungendo una frecciata alla maggioranza: «Deluso da chi ha pensato solo a chiedere il mio passo indietro». L’aula lo saluta con applausi e abbracci, mentre la Procura prepara il suo interrogatorio di garanzia.
Il Pd conferma l’appoggio ma chiede una svolta
Pierfrancesco Majorino
commenta: «Discorso sincero, ora avanti con unità ed energia». Il Pd ribadisce il sostegno al sindaco ma insiste: «Servono segnali forti di cambiamento: più trasparenza, più ascolto e una gestione diversa delle partite urbanistiche».
Piazza in fermento e nodo San Siro
Mentre dentro si consuma il braccio di ferro politico, fuori da Palazzo Marino la tensione resta alta. Comitati e movimenti come Potere al Popolo e Cambiare Rotta sventolano striscioni: «Dimissioni subito. Basta Milano vetrina». Sullo sfondo, la questione San Siro: la vendita dello stadio a Inter e Milan potrebbe slittare a settembre, complicando il progetto prima che scatti il vincolo di tutela.
Il messaggio finale di Sala
Sala chiude il suo intervento con un messaggio netto: «Non sono qui per ambizione personale, ma per rispetto dei milanesi. Continuerò a fare il mio dovere fino all’ultimo giorno di mandato». L’aula si spacca tra applausi e contestazioni. Il futuro della giunta, però, resta appeso alle prossime mosse della magistratura.