Un nuovo caso diplomatico scuote la politica italiana. Il leader di Azione Carlo Calenda ha pubblicato sui social la foto del suo nuovo tatuaggio: il tryzub, il tridente simbolo nazionale dell’Ucraina. Un gesto che ha scatenato la durissima reazione dell’ambasciata russa in Italia, che ha definito il simbolo «un richiamo ai collaborazionisti nazisti».
In una nota ufficiale, la diplomazia russa ha accusato Calenda di schierarsi con «coloro le cui mani sono sporche fino al gomito del sangue di ebrei, rom, ungheresi, russi e ucraini». Parole pesantissime che hanno immediatamente acceso il dibattito politico e mediatico.

La replica di Calenda: “La libertà vince sulla tirannia”
Calenda non ha tardato a rispondere. In un post su X, il leader di Azione ha rivendicato il suo tatuaggio come un gesto politico, simbolico e personale:
«Verrete sconfitti. Come è stata sconfitta l’Urss. La libertà alla fine vince sempre sulla tirannia. E se vi mettete paura di un tatuaggio, vuol dire che lo sapete anche voi», ha scritto.
Le sue parole hanno generato un’ondata di commenti: sostegno da parte di molti esponenti politici e utenti, ma anche critiche da chi ritiene il gesto eccessivo o volutamente provocatorio.
Verrete sconfitti. Come è stata sconfitta l’URSS. La libertà alla fine vince sempre sulla tirannia. E se vi mettete paura di un tatuaggio vuol dire che ne siete già consapevoli. #SlavaUkraïni pic.twitter.com/lXtCKSmyM6
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 9, 2025
Che cos’è il tryzub e perché è così simbolico
Il tryzub è uno dei simboli più antichi della storia ucraina, risalente alla Rus’ di Kiev. Oggi è presente sullo stemma nazionale, sulle uniformi dell’esercito e negli ultimi anni è diventato un emblema di resistenza contro l’aggressione russa.
La scelta di Calenda, dunque, non è solo estetica: rappresenta un atto politico di solidarietà verso Kiev nel pieno della guerra, ma anche un messaggio più ampio sulla libertà dei popoli, come ha sottolineato lui stesso.
La reazione di Mosca: una lettura distorta e strumentale
L’interpretazione dell’ambasciata russa – che associa il tryzub ai nazionalisti dell’epoca della Seconda guerra mondiale – rientra in una retorica ormai consolidata nel frame propagandistico del Cremlino. Accuse simili sono state rivolte nel tempo anche a leader europei e istituzioni occidentali impegnate nel sostegno all’Ucraina.
L’episodio conferma l’alto livello di tensione tra Roma e Mosca, con il caso Calenda che si aggiunge a una lunga scia di polemiche diplomatiche.
Un gesto destinato a far discutere
Il dibattito continua a correre sui social e nel mondo politico: per alcuni un gesto di libertà e coraggio, per altri una provocazione inutile. Quel che è certo è che il tatuaggio di Calenda è diventato in poche ore un caso nazionale.
Un caso che tocca la guerra in Ucraina, la propaganda russa e il ruolo dei leader italiani nella politica estera europea.

















