domenica, Agosto 17

Sciarelli a cuore aperto: il dolore assorbito, le battaglie vinte e i misteri irrisolti

Dai casi Claps a Villa Pamphili

Sciarelli ha seguito negli anni vicende che hanno segnato l’opinione pubblica, come il caso Elisa Claps o la più recente tragedia di Villa Pamphili. Qui la madre di Anastasia era convinta che la figlia vivesse con un uomo facoltoso, ma la realtà si è rivelata ben diversa: «Erano in strada, senza protezione. Abbiamo aiutato i genitori a raggiungere l’Italia, ma poi abbiamo scoperto la tragica fine di Anastasia e Andromeda». Un dolore che, secondo la conduttrice, avrebbe potuto essere evitato con un intervento più deciso delle istituzioni: «Le forze dell’ordine avrebbero dovuto metterla in sicurezza».

Femminicidi, denunce e battaglie legislative

Il programma non si è mai limitato a raccontare la cronaca, ma ha spesso spinto per cambiamenti concreti. Sciarelli ha ricordato le battaglie contro i femminicidi e l’impegno per modifiche legislative fondamentali: l’abolizione delle 48 ore d’attesa per presentare denunce e la possibilità di incrociare i dna. «Il primo schiaffo è uno schiaffo di troppo. L’odio verso le donne è più forte della paura del carcere», ha ribadito.

Nuove emergenze digitali

Non solo cronaca nera e scomparse: oggi il programma deve confrontarsi con le insidie del web. «Se qualcuno ti scrive “Buongiorno principessa” ti svegli meglio, c’è solitudine e bisogno d’affetto», osserva Sciarelli. Ma dietro la ricerca di contatti online si nascondono anche tragedie, come il caso di Andrea Prospero, lo studente di Perugia che si è tolto la vita guidato passo passo da un ragazzo mai conosciuto dal vivo. Un esempio di come le nuove tecnologie abbiano reso le relazioni più fragili e pericolose.

Il caso Garlasco e il peso delle domande

Impossibile per la conduttrice non parlare dei grandi casi di cronaca che ancora oggi fanno discutere. Tra questi, il delitto di Garlasco: «Persino quando porto giù il cane mi chiedono cosa ne penso. È importante, ma non è sano pensare solo agli omicidi».

Dalla politica alla cronaca nera

Figlia di un avvocato dello Stato e di una madre di origini nobili, Sciarelli ha iniziato la sua carriera in Rai dopo anni al Senato. Con Sandro Curzi al Tg3 è stata inviata politica, viaggiando per il mondo, fino a quando le è stata proposta la conduzione di Chi l’ha visto?: «Accettai pensando di restare un anno o due. Poi ho capito che potevo aiutare di più. È bello prendere lo stipendio per dare una mano agli altri».

Il lavoro senza sosta e il futuro

Oggi la redazione la chiama “il capitano”: è lei a decidere casi e piste da seguire. Un impegno che non conosce pause: «Se uno scompare in estate non deve essere disgraziato due volte». Per Sciarelli il pubblico resta la vera forza del programma: «I nostri telespettatori sono telecamere disseminate ovunque». E sui casi irrisolti come quello di Emanuela Orlandi non ha dubbi: «Il Vaticano avrebbe dovuto aprire un’inchiesta, non lo ha fatto. L’unica speranza è che qualcuno decida di liberarsi la coscienza».

“Abituarsi al male è la vera sconfitta”

Nonostante i vent’anni di lavoro su storie dure e dolorose, la conduttrice afferma di indignarsi ancora: «Abituarsi al male è la vera sconfitta. Anche quando va tutto male c’è spazio per rendersi utili. La giustizia sta anche nelle piccole cose». Una filosofia che spiega perché, ancora oggi, Sciarelli resti uno dei volti più amati e credibili della televisione italiana.

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