venerdì, Settembre 19

Flotilla verso Gaza, 42 barche salpano dalla Sicilia: “Non ci fermiamo più”

La partenza dalla Sicilia

Un convoglio marittimo imponente ha preso il largo dalla rada di Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa, diretto verso Gaza. Ad annunciare la partenza è stata Maria Elena Delia, portavoce della Global Sumud Flotilla, con parole che hanno dato il tono della missione: «Siamo partiti, stavolta non ci fermiamo più».

Una missione internazionale

Il convoglio è formato da 42 imbarcazioni partite dalla Sicilia, cui si sono aggiunte altre sei provenienti dalla Grecia. A bordo ci sono attivisti, medici, giornalisti e cittadini provenienti da diversi Paesi, uniti dall’obiettivo comune di consegnare aiuti umanitari e rompere simbolicamente l’assedio che da anni grava sulla Striscia di Gaza.

Un corridoio umanitario via mare

La rotta seguita dalla flottiglia vuole trasformarsi in un corridoio di solidarietà. Non si tratta solo di navigazione, ma di un gesto politico e morale di forte impatto. Il mare diventa così una via di soccorso, in cui ogni miglio percorso rappresenta la volontà di non arrendersi e di dimostrare vicinanza concreta a una popolazione stremata.

Cosa trasporta la flottiglia

Le navi trasportano cibo, medicine, materiali per la ricostruzione e attrezzature sanitarie. Si tratta di beni di prima necessità, indispensabili per una comunità che vive da anni in condizioni di emergenza. La partenza da Portopalo assume anche un valore simbolico: da luogo di arrivo per migranti e rifugiati, la costa siciliana diventa punto di partenza per una missione di solidarietà.

I rischi e la determinazione

Il percorso non sarà privo di ostacoli. Oltre alle difficoltà legate al mare, la flottiglia dovrà confrontarsi con le tensioni politiche e militari della regione. Tuttavia, i partecipanti rivendicano il carattere di disobbedienza civile pacifica della missione. «Il nostro viaggio è un messaggio di speranza», ha dichiarato Delia. L’auspicio è di raggiungere Gaza senza interferenze, consegnando il carico e mostrando che la comunità internazionale non ha dimenticato chi soffre.

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