giovedì, Ottobre 30

Francesca Albanese, bufera all’ONU: gli Stati Uniti chiedono la rimozione per “finanziamenti sospetti”

Nuova bufera internazionale su Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei Territori Palestinesi.

La Divisione per i Diritti Civili del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto alle Nazioni Unite la sua rimozione immediata, dopo le gravi accuse di finanziamenti sospetti provenienti da organizzazioni filo-Hamas.

Le accuse e l’intervento degli Stati Uniti

Secondo l’ONG UnWatch, con sede a Ginevra, la Albanese avrebbe ricevuto circa 20 mila dollari da gruppi di pressione filo-palestinesi durante un viaggio in Australia e Nuova Zelanda nel novembre 2023. Il viaggio, definito di “lobbying”, non sarebbe conforme al mandato ONU, che vieta ai titolari di cariche speciali di accettare finanziamenti esterni non governativi. Gli Stati Uniti, venuti a conoscenza delle accuse, hanno chiesto all’ONU di procedere con la revoca immediata dell’incarico.

Le associazioni coinvolte

Nel mirino ci sono due organizzazioni: la Australian Friends of Palestine Association (AFOPA) e la Free Palestine Melbourne. Entrambe avrebbero ammesso di aver finanziato la missione della Albanese, sostenendo di non essere a conoscenza della violazione delle regole ONU. Secondo UnWatch, AFOPA aveva addirittura elogiato il leader di Hamas Yahya Sinwar, definendolo “incredibilmente commovente” dopo la sua uccisione nell’ottobre 2024. Free Palestine Melbourne, invece, aveva definito il massacro del 7 ottobre “un momento di svolta per Gaza e per il mondo”.

La difesa della relatrice

Francesca Albanese ha respinto ogni accusa, dichiarando di “non avere nulla da nascondere”. Tuttavia, secondo le fonti di UnWatch, l’ONU avrebbe tentato di insabbiare il caso deferendolo al Comitato di coordinamento delle procedure speciali, un organo interno privo di poteri investigativi e composto da persone vicine alla stessa Albanese.

Il “trucco” avrebbe funzionato per mesi: nella primavera 2025 il mandato della relatrice è stato addirittura rinnovato per altri tre anni. Ma, di fronte alle proteste internazionali, il Comitato ha dovuto ammettere che la funzionaria aveva effettivamente ricevuto fondi da organizzazioni esterne filo-Hamas, definendo “inappropriata” anche una richiesta di denaro destinata al suo assistente per partecipare a un evento pro-Gaza alla Columbia University.

L’interrogazione di Fratelli d’Italia

In Italia, la vicenda è arrivata in Parlamento. L’onorevole Mauro Malaguti (Fratelli d’Italia) ha presentato un’interrogazione alla Camera chiedendo al governo se non sia opportuno unirsi alla richiesta americana di sospensione. «Se le accuse dovessero essere confermate, non si tratterebbe solo di uno scandalo personale», ha dichiarato Malaguti, «ma della dimostrazione plastica di come il sistema ONU sia diventato un terreno fertile per la propaganda ideologica».

La posizione di Francesca Albanese divide profondamente l’opinione pubblica. Da un lato, chi la difende parla di attacco politico orchestrato da governi ostili alla causa palestinese; dall’altro, cresce la pressione internazionale per una inchiesta indipendente che faccia piena luce sui rapporti finanziari della relatrice e sul ruolo dell’ONU nella gestione del caso.

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