La questione dell’abitazione romana di Giorgia Meloni torna ad accendere lo scontro politico.
Dopo due anni di ricostruzioni, retroscena e insinuazioni sulla nuova residenza acquistata dal premier, la sinistra continua a porre dubbi — non solo politici, ma anche fiscali — senza però produrre alcun riscontro giudiziario. Il tutto, mentre il caso finisce in rete e sui social, esponendo a rischi anche la sicurezza della figlia minorenne.
Dalle prime “esclusive” ai nuovi sospetti: una storia che non si chiude mai
Tutto inizia nell’estate del 2023, quando il Fatto Quotidiano pubblica la notizia dell’acquisto della casa: una «villa da un milione e 100 mila euro», 350 metri quadrati, con tanto di «piccola piscina». Secondo il giornale, Meloni avrebbe già versato «300mila euro» e sarebbe prossima al trasloco.
Il premier risponde spiegando che il trasferimento anticipato era stato possibile grazie a un atto di immissione in possesso, concordato con il venditore per compensare i ritardi nei lavori. Sembra una questione chiusa. Ma non lo è.
Il quotidiano “Domani”: villa o villino? La questione catastale
Qualche giorno fa, è Domani a riaccendere il caso con un nuovo interrogativo: la casa del premier è un villino (categoria A/7) o una villa (categoria A/8)?
La differenza non è solo nominale, spiega il giornale, perché cambiano le agevolazioni fiscali previste per la “prima casa”. Secondo alcuni “esperti” sentiti dal quotidiano, il nuovo accatastamento — reso necessario dai lavori — avrebbe potuto spostare l’immobile nella categoria delle abitazioni di lusso.
Ipotesi, per ora, totalmente prive di conferme.
Le interrogazioni di Italia Viva e M5S
L’eco mediatica porta rapidamente il caso in Parlamento. I primi a chiedere chiarimenti sono i deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi e Francesco Bonifazi, che domandano l’elenco dei fornitori, le modalità di pagamento e i dettagli fiscali dei lavori.



















