martedì, Dicembre 2

Mattarella avverte l’Europa: “Esiti drammatici”, cosa sta per succedere

Nel pieno delle tensioni internazionali e di un clima geopolitico sempre più instabile, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella torna su uno dei grandi temi irrisolti dell’Unione Europea: la difesa comune. Un progetto immaginato da oltre settant’anni e rimasto ancora incompiuto. Le sue parole, pronunciate durante l’incontro del foro di dialogo Italia-Spagna, sono un monito e allo stesso tempo un invito ad abbandonare l’immobilismo che negli anni ha frenato l’integrazione europea.

La guerra in Ucraina, la nuova assertività della Russia, le frizioni interne alla NATO e la crescita delle potenze globali stanno ridefinendo gli equilibri del mondo. In questo scenario, Mattarella mette in guardia da una realtà evidente: senza una vera capacità autonoma di difesa, l’Europa resta vulnerabile.

“La mancata difesa comune mostra oggi esiti drammatici”

Il capo dello Stato ha ricordato come la difesa comune sia un progetto antico. «Ipotizzata da oltre settant’anni», ha detto, citando il Trattato di Parigi del 1952 e le conclusioni del Consiglio europeo di Helsinki del 1999, che prevedevano la capacità di schierare tra i 50.000 e i 60.000 uomini entro il 2003. Nulla di tutto questo è stato realizzato.

Mattarella descrive questa lunga inazione come elemento determinante delle «drammatiche conseguenze» che oggi l’Europa si trova ad affrontare: ritardi, dipendenze, vulnerabilità e la costante sensazione di non riuscire a incidere sulle crisi globali.

Nel suo intervento, il presidente ha parlato di un’Europa “in ritardo” e ha insistito sulla necessità di avere «visione» e «urgenza» nell’agire. L’obiettivo? Colmare quelle che definisce «carenze strategiche» ormai diventate troppo evidenti per poter essere ignorate.

Italia e Spagna, “alleate naturali” nel percorso europeo

Il discorso di Mattarella si inserisce in un contesto più ampio: il rafforzamento dei rapporti tra Italia e Spagna. Due Paesi che, nelle sue parole, sono «alleati naturali» e che possono giocare un ruolo chiave nel guidare un’Europa più unita e più capace di affrontare le sfide globali.

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